lunedì, dicembre 08, 2008

Lo scorrere veloce della esistenza

Lo scorrere veloce della esistenza

Chi può definirsi padrone della propria vita?
La vita quotidiana, da un po’ di tempo ai nostri giorni, scorre molto veloce richiedendo continua trasformazione e cambiamento; infatti, in ogni campo del nostro vivere personale interiore ed esteriore assistiamo ad un sempre più forte intensificarsi di esperienze a tutti i livelli, in cui sentimenti, pensieri e volontà sono come disuniti, allentati e non più efficaci a difenderci da possibili disturbi nella sfera psichica; necessita quindi una notevole capacità di autodifesa iniziando un ragionevole mutamento nel rapporto con se stessi; cosa significa ciò? Osservarsi, analizzarsi in tutte le reazioni possibili agli eventi con il proposito di dominare e padroneggiare a livello psichico gli effetti negativi del vivere che sono molti e subdoli e creano dipendenze.
Mi spiego con esempi: nel rapporto con se stessi può mancare la fiducia e la sicurezza nelle proprie capacità e potenzialità, per cui basta una esperienza negativa o una mancanza di stimoli validi, un rapporto sentimentale che scricchiola, una bocciatura ad un esame, un obiettivo o un desiderio non appagato, per lasciarsi andare o accusare una forte aggressività dall’esterno per cui si ricorre ai ripari in qualche modo cercando come difendersi o riprendersi; il risultato però è di crearsi dipendenze o da sostanze, medicine o droghe, o da esperienze e mezzi di comunicazione, che sono come un surrogato dei sentimenti attraverso, ad esempio, internet, fiction, film, programmi di evasione, riviste e rotocalchi che tendono a creare stimoli esterni per riempire il vuoto interiore con una realtà virtuale.
Grazie a tale intensificarsi di esperienze e prove l’individuo incontra sempre più difficoltà a guidare e a padroneggiare la propria vita, anche perché è molto esposto agli influssi esterni presenti nella nostra società.
Perciò è molto forte il pericolo di un crescente squilibrio psichico dovuto alle influenze manipolatrici provenienti dall’esterno: vedere e sentire quotidianamente più volte i comunicati dei giornali televisivi o leggere i giornali stampati aumenta gli stati di ansia perché è minata la sicurezza personale e collettiva: omicidi, rapine, eventi catastrofici diffusi in tutto il mondo creano, infatti, angosce, paure e insicurezze esteriori ed interiori, perché distruggono spesso con violenza la fiducia, la speranza e la positività che la vita merita.
Tali immagini e notizie lavorano nel subconscio causando forti correnti energetiche negative anche per associazioni di immagini: - Allora ciò che accade a 10, 100, 1000 km di distanza, può accadere anche nel mio quartiere, via o condominio o nel mio appartamento- ognuno pensa. Non si scappa da questo circolo vizioso che causa sempre più un senso di vuoto angoscioso e di impotenza.
E’ a questo punto che ci si deve domandare: - Ma allora, chi è padrone della propria vita?
Per rispondere con qualche esempio di persona che ad una analisi obiettiva dimostra di essere in buona parte padrona della propria esistenza, occorre approfondire ancora altri aspetti della vita sociale e di relazione che è giusto conoscere per poterli dominare perché hanno delle conseguenze dirette nella nostra vita psichica.
E’ una constatazione reale che la nostra vita sociale, da quando si comincia a frequentare la scuola in età infantile, è come organizzata: l’apprendimento, le attività ludiche, il lavoro, i rapporti sociali che devono ottemperare ai diritti doveri del cittadino, devono per forza essere guidati dall’esterno con leggi, consuetudini, usi e norme di comportamento che pesano sulla psiche della persona, se questa non li accetta poi consapevolmente liberandoli dal senso della imposizione.
Certe volte abbiamo l’illusione di pensare, agire e sentire autonomamente in rapporto al modo fisico, ai suoi problemi, invece siamo come guidati, spinti e condizionati esteriormente dall’ingranaggio della vita sociale con i suoi meccanismi e automatismi con il gravissimo pericolo di ripercussioni interiori come paura, ansia, angoscia e insicurezza.
Ad esempio, accendendo la TV per ascoltare i notiziari quotidiani, si trasmettono sempre notizie riguardanti il campo del lavoro, dei risparmi, la malasanità e l’aumento costante del costo della vita: sono tutte informazioni che tendono a togliere le fondamentali sicurezze esteriori basate sul denaro, sul potere, sul possesso cancellando il senso di benessere che talvolta qualcuno può avere facendolo poi cadere nel baratro della disperazione.
Diciamo quindi di subire influssi manipolatori dall’esterno non solo, ma ricerchiamo di conseguenza anche all’esterno nei prodotti dell’industria dello spettacolo i mezzi per colmare il senso di vuoto che avvertiamo nella nostra vita interiore.
Quindi, se non si ha una presa di coscienza delle cause di questi stati di ansia, di angoscia e insicurezza, è chiaro che aumenta il malessere, il senso di disagio e di disarmonia.


Cosa si deve e si può fare?
Il primo e più importante lavoro da fare è scoprire il grado di dipendenza dal mondo esterno, cioè dal denaro e da quei sentimenti standardizzati sull’amore, sul benessere e sulla felicità e sul potere comunemente diffusi nella società; e contemporaneamente dal tipo di stimoli che essa offre spesso in maniera subdola e indiretta, e anche dal bisogno di assumere sostanze, medicine o droghe, per capire che cosa sta succedendo nell’intimo del proprio essere e che cosa altera il suo equilibrio.
Sfugge sottilmente anche al più abile degli osservatori la dipendenza dall’alcool e dalle droghe, specie fumate o sniffate con i loro effetti disastrosi, perché, essendo molto diffuse a tutti i livelli sociali, dagli adolescenti agli adulti ricchi o poveri, non fanno più notizia, sono accettate come un aspetto normale del vivere dei nostri giorni, cosa gravissima in quanto sono proprio la causa prima dell’offuscamento delle coscienze.
Ma specialmente non si considera nelle sue tragiche conseguenze la dipendenza dall’alcool: medici, biologi e neurologi dimostrano con esempi e statistiche, ricavate da anni di osservazioni e di studi, gli effetti disastrosi sul sistema nervoso e non solo dell’uso e abuso dell’alcool.
L’aspetto davvero inquietante è che chi lo assume, è perfettamente convinto di essere fuori dagli effetti devastanti (vedi malattie nervose e incidenti stradali) e di venirne fuori quando vuole, ciò che non è assolutamente vero e possibile anche per l’uso di droghe.
Ormai si sa che ci si avvicina a tali sostanze, alcool e droga, perché qualcosa non funziona nella mente e nella psiche della persona e c’è qualche forte tensione, ansia e paure nel vivere quotidiano.
Ecco allora giustificato l’esercizio e lo sviluppo della consapevolezza che consente di comprendere tutte le dipendenze possibili in questo periodo storico in cui il bisogno di certe sostanze e la dipendenza da certi meccanismi causano l’aumento di disagi psichici annullando la possibilità di essere padroni della propria vita.
Occorre fare una riflessione: la consapevolezza dei processi psichici cha avvengono nell’intimo di un individuo, causati dal suo vivere, salva solo in parte dal cadere nello stato di depressione dovuto alle disarmonie del mondo esterno con le sue sottili manipolazioni e aggressioni; diciamo, solo in parte, perché bisogna riempire il vuoto, non basta solo riconoscerlo e individuarlo ma è fondamentale creare nuovi impulsi di pensieri, sentimenti e azioni.
All’inizio non importa tanto avere idee chiarissime sul da farsi quanto credere e voler cambiare qualcosa, reagire d’impulso al soffocamento della propria libertà e vitalità, creare nuove situazioni magari soltanto immaginate.
Ecco appunto, l’immagine più attinente a tale situazione di vita è il lottatore forte e intelligente, con il corpo cosparso di olio che, incontrando il suo avversario sul tappeto di gara, sfugge ad ogni presa o stretta come un pezzo di sapone dalle mani rozze di chi lo usa con poca attenzione e sa reagire e creare nuove mosse per raggiungere il suo scopo finale: la vittoria sull’avversario, cioè la conquista delle sue sicurezze interiori, dell’entusiasmo nel vivere anche le esperienze più semplici, di un nuovo modo di pensare e sentire la realtà quotidiana molto ricca di occasioni di ogni genere per sentirsi soddisfatti e realizzati; basta avere un po’ di fantasia per creare nuove situazioni e opportunità per vivificare alcuni aspetti della propria vita.
Un modo davvero molto efficace, infatti, e di grande importanza evolutiva è risvegliare un sincero interesse per i nostri simili, concretamente per chi ci vive intorno, cercando di capire, riconoscere e apprezzare il loro modo di essere ed esprimersi; lo scambio di esperienze e di comunicazioni e soprattutto il racconto di delusioni e sofferenze, di timori e di ansie che si provano nel vivere quotidiano accomunano e, se c’è una certa determinazione nel voler uscire dalla paura e dalla disarmonia interiore, rafforzano il nostro nucleo interiore nel profondo, ci fanno sentire più forti quando avvertiamo la compartecipazione degli altri: ci vuole volontà per diventare padroni della propria vita, ma la volontà si deve servire della consapevolezza che capisce e svela alla mente tutti i sottili e subdoli meccanismi da cui siamo offuscati con la conseguenza di sentirci dissociati, dipendenti dai surrogati che la società dei consumi ci offre.
Il sogno di diventare padroni della propria vita si può realizzare a patto di desiderarlo e volerlo con tutto il cuore e la mente e di scoprire la giusta tattica per raggiungerlo.
A dimostrazione della possibilità di realizzare questa sogno, porto un solo esempio di persona in grado di padroneggiare la propria vita: la signora Federica P., quarantacinquenne, ha un figlio con pesanti problemi psicofisici, guadagna uno stipendio minimo per vivere dignitosamente ma possiede una notevole ricchezza a sua disposizione: calore, partecipazione e determinazione nel concretizzare le sue idee: in che cosa e come? Sia nel lavoro che nelle relazioni personali con tutti senza distinzioni ha sempre una grande disponibilità, interesse, rispetto e amore per gli altri.
Parlando delle difficoltà della vita quotidiana che colpiscono tutti e delle influenze aggressive che bloccano la libera espressione della volontà di tutti o quasi, lei sorride e dice: - Finché ho forze nel mio corpo e amore nel mio cuore, nulla mi mette paura, tutto ciò che si dice, è frutto della paura, del senso di inadeguatezza che abbiamo radicato nella mente; più si parla meno si combina.
Per lei timore, limitazioni e ostacoli sono occasioni che la stimolano a fare del bene, le basta una telefonata di un’amica, che chiede consigli, una parola di sconforto di una persona in difficoltà per scattare e compiere un piccolo gesto di amore e dire parole di solidarietà.
Io talvolta la contatto perché mi fa capire che è dando che si riceve e mi fa stare bene facendo tacere la mia mente speculatrice che è portata a domandare, a scavare per sapere trascurando qualche volta di far agire il cuore; tuttavia le ho chiesto qual è il suo segreto, lei me lo ha rivelato in maniera molto semplice e chiara: - Io ho fede che l’amore supera ogni difficoltà, mi interesso ai problemi degli altri e ho considerazione e stima per chi la merita e provo piacere nel vedere chi sta bene e gioisce, è come se ci stessi io; cerco di godere di quello che ho al momento perché intanto la vita va come deve andare, l’ho scelta io, l’accetto e la vivo al meglio.
Riflettendo su tali affermazioni ho dedotto con soddisfazione per lei, che la sig.ra Federica è una delle poche persone veramente padrone della propria vita.
Non è un esempio da libro “Cuore” ma semplicemente quello di una persona che ha capito e mette in pratica con consapevolezza una delle istanze più impellenti dei nostri tempi:
pensare positivamente e vivere l’esistenza con partecipazione, condivisione e comprensione per tutto e tutti.

Ecco alcune formule di autoterapia che possono facilitare il raggiungimento di questo obiettivo:

  1. Desidero con tutte le mie forze di essere libero/a di scegliere la giusta via per la mia realizzazione; accetto consapevolmente ogni condizione e circostanza adattandola ai miei obiettivi con creatività e fantasia;
  2. Sono compartecipe delle esperienze altrui ma con equilibrio; vivo con entusiasmo e piacere la mia vita, cogliendo sempre l’attimo positivo e gioioso da dividere anche con gli altri;
  3. Sono sempre più regista e attore della mia vita che mi appartiene totalmente; amo la mia vita con tutto me stesso/a e con la fede incrollabile di esserne il padrone assoluto;
  4. Mi sento pienamente soddisfatto di ciò che ho e di ciò che sono; ho la spinta a migliorare trasformando il mio modo di pensare in positivo e creativo; ciò che desidero, lo ottengo con fiducia profonda e totale.

domenica, novembre 02, 2008

IL DOPPIO (2a parte)

Ancora le caratteristiche del doppio

Riagganciandoci alla problematica del “doppio” e alle sue dinamiche, è molto importante riconoscere e chiarire gli effetti dannosi di alcune qualità-ombra oscure, purtroppo molto diffuse, che causano conseguenze negative e comportamenti che avviliscono la dignità umana, specie quando si esprimono senza controllo: la vanità presunzione, l’invidia, l’ambizione e la menzogna, qualità molto legate fra loro e interdipendenti.
Ad una analisi attenta e obiettiva dei comportamenti delle persone nella vita quotidiana nella nostra società a qualsiasi livello, non sfugge che specie la prima, la presunzione vanità, sia la molla negativa che guida e stimola le azioni di parecchi individui.

Che cosa è la vanità presunzione?
Si potrebbe dare una definizione del suo significato psicologico,
cioè la tendenza di un soggetto a sminuire chiunque si ponga a confronto per innalzare se stesso, per brillare sopravvalutando i propri meriti, non sempre e stabilmente acquisiti, dando quindi più importanza all’apparire che all’essere.
E’ sempre più diffuso in qualsiasi ambito di vita di relazione sentire persone, anche giovanissime, esaltare le proprie qualità: i mezzi economici, lo stato sociale, il livello di cultura, l’aspetto esteriore, la bellezza, il sapere e le facoltà extrasensoriali, il possesso della verità assoluta e tante altre qualità,
eccetto l’unica e la più importante che, essendo fondamento dell’essere, cioè l’umiltà, non può far parte della logica dell’apparire.
In ogni ambiente di lavoro, infatti, c’è sempre chi vuole emergere dicendo di sapere e saper fare tutto al meglio, di saper organizzare con ottimi risultati e anche se non ha responsabilità dirette di comando, critica e impone le sue idee; e che dire di ciò che succede nelle riunioni di qualsiasi genere che si svolgono nelle comunità, nei gruppi, nelle associazioni, nei condomini ecc…. c’è sempre quello che ne sa di più, o per lo meno vuol dimostrare di saperne di più, preparatissimo nel suo campo, parla e dimostra facendo sentire gli altri ad un livello più basso e insignificante tanto è vero che parecchi si ritirano e cedono il campo?
E’ umano d’altronde che ci siano persone che tendono a sopravvalutarsi innalzandosi sugli altri dando dimostrazione di essere superiori, ma un conto è pensarlo e agire con rispetto degli altri, un altro è far pesare la propria superiorità schiacciandoli vanitosamente con comportamenti irrispettosi.
Anche nei rapporti sentimentali è la stessa musica, soltanto che in tali casi, un simile comportamento è più pesante e causa dei veri drammi: non è possibile sopportare a lungo chi ti vive vicino e tenta quasi sempre di sopraffarti con la sua personalità, ciò è causa di continui conflitti che possono sfociare in liti e separazioni.
Quindi, chi ha capito il senso della vita e la vive con vero rispetto non si lascia sopraffare dalle lusinghe degli ego vanitosi, dalla sopravvalutazione del proprio Io; cerca di capire le ragioni di tale comportamento, spesso molto profonde radicate nel subconscio ed effetti anche di esperienze vissute in vite precedenti. C’è sempre una causa nascosta che giustifica certi atteggiamenti, la persona consapevole la comprende, chi invece non ne è consapevole, è condizionato nel suo pensare sentire ed agire.

Comportamento del vanitoso presuntuoso
Il presuntuoso, lo abbiamo detto, sopravvaluta se stesso ma non esprime alcuna considerazione e lodi agli altri, è pieno di sé, impegnato a costruire il suo castello meraviglioso in cui si sente il re, il sovrano; gli altri chi sono?? I suoi sudditi.
Quante persone si comportano seguendo tale cliché ! E che cosa fanno per mascherare le proprie debolezze e manchevolezze di carattere che, per quanto si faccia per coprirle, si avvertono presenti e condizionanti nell’inconscio? Si servono della menzogna e dell’inganno per sostenere la loro ambizione di successo, di onori e riconoscimenti al solo scopo di illudersi di essere all’altezza di ogni situazione, di apparire forti e capaci di superare limiti, carenze e manchevolezze.
Ecco perché si danno arie di superiorità e tendono ad elevarsi ed apparire sempre migliori degli altri ma covano nel cuore a livello inconscio l’invidia verso chi sembra minimizzare e declassare il loro valore magari con meriti veramente acquisiti, reali.
L’invidia è molto diffusa in ogni ambito, dal lavoro ai rapporti interpersonali senza limiti o barriere di sorta, è contagiosa e spesso diviene l’arma segreta con cui la vanità si manifesta attraverso la critica sottile e tagliente che ricerca il pelo nell’uovo in ogni cosa mettendolo in risalto, anzi ingigantendolo, ciò per sminuire sempre gli altri; ambisce e si illude di essere più avanti e di progredire nella propria crescita personale senza fare il giusto sforzo, nel caso che il vanitoso abbia un minimo di consapevolezza, altrimenti è una persona irrispettosa sempre pronta a mettersi in mostra colpendo gli altri con accuse, rimproveri e disapprovazione, un modo veramente ansioso e distruttivo di manifestarsi ed esprimersi nei rapporti sociali.
Sì, perché crescere e maturare evolutivamente con risultati positivi richiede molto impegno, interesse e lavoro interiore, al presuntuoso (vanitoso) sembra una perdita di tempo, quando può ottenere più facilmente ciò con la sola apparenza, con la illusoria esteriorità.

Quale il giusto modo per superare la presunzione?
L’inganno e la menzogna, la critica tagliente e irrispettosa, la presunzione e la vanità si superano solo quando si sviluppa nel cuore e nella mente di chi vuole assumere il giusto atteggiamento verso se stesso, verso la vita e verso il prossimo, un sano e costante interesse e rispetto per lo sviluppo di se stessi e soprattutto per gli altri, quando si riconoscono i pregi e i meriti altrui, quando cioè l’altro è oggetto della nostra vera e sincera attenzione cura e partecipazione.
La più elementare forma di amore è l’apprezzamento e la considerazione equilibrata e meritata e la cura dell’altro che si possono raggiungere anche con lo sforzo di correggere certi giudizi critici cattivi, nati non da obiettiva constatazione dei fatti ma da superficiale spirito di antipatia ed invidia; infatti, molto spesso alcuni rapporti personali buoni, costruttivi e duraturi da lungo tempo si guastano perché una parola detta al momento sbagliato, una telefonata non fatta, un appuntamento mancato, suggeriti dalle forze inconsce del doppio, suscitano un quadro negativo dell’amico/a basato solo sulla gelosia, sulla permalosità, sul male interpretato amor proprio, sul proprio egoismo; magari per tali aspetti negativi si interrompono relazioni di amicizia o sentimentali di notevole contenuto evolutivo senza tener conto della strada percorsa insieme verso obiettivi di crescita personale.
Certamente il lavoro di riconoscimento e trasformazione degli aspetti del doppio, che sono veramente tanti, è impegnativo e continuo, però risulta essere l’unico mezzo per raggiungere la completa liberazione dalle energie negative-ombra che albergano chissà da quante vite nel fondo del nostro subconscio, causando malesseri e sofferenze, la visione distorta della realtà e allontanandoci dalla serena e saggia accettazione di noi stessi e della realtà circostante.
Tale senso di separatività è NONAMORE e significa il prevalere della parte oscura della persona, quindi esattamente il contrario di ciò che ricerchiamo con tutte le nostre forze: la luce della consapevolezza, il calore della unione con il nostro IO superiore; non sono parole belle e di effetto ma l’obiettivo che vogliamo raggiungere nella nostra vita interiore con sforzo, fiducia e speranza.
Per facilitare il riconoscimento e il superamento di tutti questi aspetti negativi del doppio, si è notato per esperienza diretta che alcune formule di autoterapia o autoaffermazioni sono molto utili ed efficaci:
  1. Vado sempre più controllando reazioni, sentimenti e giudizi negativi nei confronti di persone, situazioni ed eventi; il mio cuore e la mia mente sono positivi caldi e luminosi per l’amore e il rispetto verso il prossimo;
  2. Nutro interesse e partecipazione attiva per……….(nome della o delle persone) riconoscendone qualità e pregi che arricchiscono anche me; siamo insieme sulla via del nostro perfezionamento e lavoriamo con fiducia e amore fraterno;
  3. Mi accetto totalmente così come sono nel mio carattere con pregi e difetti sviluppando grande rispetto, attenzione, cura e considerazione per me e per tutti.
  4. Vivo la mia vita come occasione continua di conoscere il mio carattere profondo e di sviluppare la luce della consapevolezza e dell’accettazione amorevole dei miei Ego.

Il compito più importante della nostra esistenza è decisamente il riconoscimento e il superamento trasformazione del “doppio”, obiettivo finale di ogni individuo che tiene alla propria libertà e indipendenza interiori; l’amore attivo, inteso come sforzo di riconoscere e aiutare il prossimo come un compagno di viaggio con gli stessi comuni problemi e difficoltà, aspirazioni e obiettivi, coraggio e paure, è l’unico mezzo per giungere insieme felicemente alla meta.

domenica, ottobre 12, 2008

IL DOPPIO

Il Doppio
Il Compagno fedele invisibile, l’ombra nascosta di ogni individuo

Se si potesse domandare ad ogni persona evoluta o no quale problema la preoccupi di più per la effettiva difficoltà di risolverlo, la stragrande maggioranza risponderebbe: i rapporti interpersonali a tutti i livelli, sentimentale, familiare, di lavoro e sociale.
Quale può esserne la causa ?
Il “doppio” cioè l’insieme dei nostri difetti.
Chi è il doppio?
E’ il compagno invisibile sempre presente spiritualmente che ognuno di noi porta con sé dal momento della nascita fino al passaggio estremo; per darne un’idea più concreta, è il bagaglio in cui sono racchiuse le essenze di tutte le esperienze vissute che hanno creato nel tempo, le inclinazioni e gli impulsi, gli istinti e le passioni, le simpatie e antipatie, le abitudini negative, le inadeguatezze e le contraddizioni, le fobie, i blocchi e le paure, i limiti e i difetti della persona, cioè l’insieme degli Ego Psicologici, che ci seguono fedelmente ed invisibilmente senza mai mollarci durante il percorso della nostra esistenza.
Ma è molto importante fare una distinzione: nella massa oscura e incandescente di tali energie gli istinti e gli impulsi non dominati e non riconosciuti dalle forze dell’IO, costituiscono l’ombra delle abitudini, degli schemi e modelli educativi, delle inclinazioni e dei talenti negativi che possono rendersi autonomi e costituire nell’intimo di un individuo un’entità autonoma e indipendente, che in casi estremi può assumere l’aspetto di un ego completamente separato come in una condizione schizoide; è tale aspetto che occorre tenere sott’occhio.
Invece l’altra parte elaborata dalla coscienza e dalla consapevolezza costituisce il fondamento luminoso dell’interiorità di un individuo, da cui può attingere energie positive per aiutare la parte oscura a crescere e trasformarsi.
Ogni individuo è fortemente condizionato da tale bagaglio di forze negative e distruttive ma è stimolato in certe situazioni di vita a prenderne coscienza per trasformarle in positive con un lavoro interiore silenzioso ma cosciente.
Tuttavia è il caso di fare ogni tanto una verifica su se stessi per capire quanto di oscuro ancora esiste da riconoscere e trasformare; si può fare a modo di esercizio di rilassamento cosciente:
a) occorre mettersi in una posizione comoda e rilassata ed entrare in uno stato di semplice ricettività attiva per passare in rassegna con vera sincerità e obiettività tutti gli aspetti negativi del proprio carattere, specie quelli che vengono stimolati da qualche azione compiuta di cui non si è molto soddisfatti (portare molti esempi tratti dalla vita quotidiana); balzeranno subito alla coscienza alcuni lati oscuri che prima si ignoravano ma che sono lì in silenzio, nascosti e ci condizionano ad assumere atteggiamenti e comportamenti spesso discutibili e che ci fanno soffrire.
Su questi va diretta l’attenzione sostenuta dalla forza dell’IO.
C’è da fare una considerazione: tali aspetti negativi di solito vengono nascosti e spesso rimossi perché ce ne vergogniamo, tuttavia è un segno dei tempi che “il doppio” esca sempre più alla luce e costringa l’individuo che lo segue ad assumersi la responsabilità del suo agire e a trasformarlo in positivo, perché sono molte le occasioni in cui si manifesta e le azioni che ne derivano.
Come si manifesta il doppio?
Occorre focalizzare l’attenzione specialmente sui rapporti interpersonali: di coppia, familiari, di amicizia, di lavoro o semplicemente di comunicazione nei gruppi, nelle comunità ecc.. in cui spesso, in occasione di scambi di idee, opinioni e giudizi si arriva spesso a feroci discussioni, a liti furibonde che escludono la serena imparzialità dall’oggetto della conversazione.
In tali situazioni quotidiane molto frequenti può darsi il caso che in determinati momenti di frustrazione e di scontento per ragioni personali anche le più futili e ovvie e per incapacità di comprensione scoppino litigi e baruffe da cui si manifestano in maniera aggressiva, prendendo il sopravvento, gli egoismi, le vanità e le ambizioni personali; il motivo della discussione iniziale passa in secondo piano, perché escono fuori le inadeguatezze, le ferite, i traumi subiti nel corso delle vite, le brame di potere e la rabbia.
In tali momenti si sta di fronte allo scontro dei “doppi” senza alcuna riserva.
Portiamo degli esempi: a) nella vita di coppia: spesso c’è un eccessivo coinvolgimento emotivo e mentale (a parte le profonde e sconosciute ragioni karmiche che sono alla base della relazione) per cui si attribuiscono all’altro, che fa da specchio, le proprie inadeguatezze, i difetti e le ombre della propria personalità. Talvolta l’altro diventa l’avversario, il nemico contro cui scaricare il fucile a pallettoni, è il bersaglio costruito con i propri pregiudizi e lati oscuri e non ci sono ragioni per ricredersi, l’unica soluzione è il suo annullamento illusorio ( chi lo ha fatto, ad esempio con la separazione, ha sentito col tempo la sua mancanza).
Si perde di vista il reale valore della persona, le sue qualità positive e si diventa vittime del gioco perverso delle immagini proprie che si proiettano inconsciamente all’esterno sul nemico che si teme e si detesta.
Tale esperienza si fa anche con persone al di fuori del rapporto di coppia, ma è molto più facile all’interno di essa; è il caso di cui si parla anche in psicologia, cioè il trasferimento dei propri lati negativi all’altro: è il meccanismo inconscio che ha come scopo discolpare il proprio doppio e che distorce la visione obiettiva della realtà;
b) nei rapporti familiari avviene lo stesso fenomeno che accade nel rapporto di coppia con la differenza che si formano due “partiti” perché i componenti: figli, fratelli e sorelle, genitori, nonni e zii, cugini, cognati e fidanzati si schierano, formando un “partito”, a seconda dei propri interessi ed affinità di sentimenti, di cultura e di grado evolutivo e la guerra, specie nei momenti in cui si devono prendere decisioni, si complica: si dicono calunnie e bugie, vengono fuori invidie, gelosie, risentimenti e astio, rabbie e manipolazioni, così come nelle riunioni dei gruppi di lavoro, di studio o di vita sociale (condomini, vita politica e di studio ecc…) e in specie nelle comunità finalizzate allo sviluppo della conoscenza per il miglioramento di se stessi sia laiche che religiose, insomma, ovunque c’è l’incontro-scambio di opinioni e di caratteri e temperamenti, si creano tensioni e scontri, dove invece proprio in quelle occasioni dovrebbero esprimersi l’accettazione rispettosa, la comprensione dell’altro e l’armonia; in tali situazioni la presenza reale dei “doppi” e la loro interazione è veramente molto attiva e distruttiva nel senso che causa conflitti e discussioni, litigi e offese e talvolta anche violenze da parte del “branco”in cui si scatenano gli istinti più bassi e disumani (spesso nei mass-media si riportano notizie di tragedie in seguito a liti e aggressioni ).
Le cause?
E’ più che lecito domandarsi quali sono le cause a livello profondo di tali fenomeni: una e la più importante è che il “doppio” si sente provocato e stimolato dai diversi modi di pensare e di sentire, dai diversi comportamenti e atteggiamenti di chi gli sta di fronte, specie quando si dibattono questioni di interesse morale o materiale o argomenti di carattere religioso, politico-sociale, scientifico o filosofico o anche più banali come lo sport, lo spettacolo, la tavola ecc.
La lotta dei doppi segue come un copione prefissato: basta che una persona presente o più parlino esprimendo le proprie idee, che immediatamente scatta come una molla la reazione interiore di ciascuno e allora si innescano gli scontri verbali o nascono quei giudizi, talvolta inespressi, che tagliano come bisturi, che non è facile controllare; anzi accade un fenomeno strano apparentemente: sembra che le persone in discussione si moltiplichino a dismisura, siano innumerevoli e sempre più arrabbiate al punto da creare un’atmosfera incandescente, come se ci fossero dei demoni imbestialiti che godono del caos creando sempre più occasioni di scontri, spesso anche brutali. E’ inutile usare la ragione per calmare gli animi, si ottengono spesso risultati controproducenti, per cui è più saggio tacere per non dare seguito a discussioni o addirittura mollare e andarsene facendo magari la figura di persona di carattere debole .
Quale potrebbe essere il giusto atteggiamento da assumere in tali circostanze??
La prima azione che si dovrebbe fare quotidianamente, (la prevenzione più efficace) è quella di sforzarsi di essere consapevoli dei propri difetti o ego psicologici negativi, guardarli con gli occhi della mente, quando si evidenziano nei pensieri nei sentimenti e nelle azioni, possibilmente senza illusioni ma con sincera obiettività e domandarsi come e cosa fare per controllarli e trasformarli in positivi. Questo è l’obiettivo cui si deve tendere con tutte le proprie forze, se si vuole progredire nella crescita personale.
Occorre fare attenzione a tutte le possibili tentazioni e modi subdoli messi in atto dal “doppio” per non perdere potere sul subconscio, come, ad esempio, la falsificazione della realtà cioè la percezione non obiettiva di una situazione per non subire delusioni e attacchi distruttivi al nostro ego, e la giustificazione dei propri comportamenti in base a scuse fittizie ed elementari, come quella di dover aggredire l’altro perché sembra che voglia rovesciare su di noi il suo rancore, l’astio e la rabbia, il risentimento e l’odio, quando ad un’analisi più obiettiva risulta che siamo noi ad aver accumulato tali sentimenti di cui inconsciamente ci vergogniamo.
Quindi occorre capirsi e sviluppare la giusta consapevolezza di noi e capire e comprendere l’altro, chiunque sia, le sue ingiurie, i suoi attacchi. Ciò richiede e sviluppa la forza interiore, la presenza della coscienza e porta ad una sana percezione di noi, dell’altro e del mondo che ci circonda.
Se poi qualsiasi tentativo di chiarimento o di pacificazione non porta ad alcun risultato positivo, allora è uno spreco inutile di energie e conviene allontanarsi e mollare fidando in nuove occasioni più propizie in cui cimentarsi con le nuove forze acquisite con gli esercizi e le autoaffermazioni costruite ad hoc.
Di questi tempi è vitale e indispensabile capire il proprio doppio per non incorrere in inutili tensioni, conflitti e ansie e sforzarsi di accettarlo riconoscendolo anche in chi ci vive vicino; anzi, alla luce della conoscenza della legge del Karma, si dovrebbe pensare nelle situazioni difficili specie conflittuali:” Ecco l’occasione da me attirata per conoscere e snidare quel “furfantello” di doppio che mi condiziona costantemente stimolandomi alla lite perché mi offusca la giusta visione della realtà in cui vivo”.
Allora è giusto e doveroso darsi da fare per scovare l’amico invisibile fedele, l’ombra nascosta talvolta subdola e ingannatrice e lavorare su di sé per riconoscerla e illuminarla. Di lavoro da fare ce n’è proprio tanto, direi in ogni momento della giornata.

mercoledì, settembre 03, 2008

Esperienza del vuoto e mancanza di stimoli

Situazione di crisi profonda



E’ una sensazione sempre più diffusa fra persone consapevoli di un cambiamento di energia e persone che vivono alla giornata senza tante aspirazioni e desideri di conoscersi e trasformarsi per migliorare avvertire il vuoto, l’abisso oscuro, il pozzo senza appigli validi in cui ci si sente come risucchiati; è un sentimento doloroso di sofferenza, di morte interiore, sembra che tutto sia finito.

Al senso di vuoto si unisce la conseguente mancanza di stimoli, di interessi, di motivazioni e scopi vitali tali da spingere ad agire, a vivere per qualcosa di gratificante: predomina il disagio e l’inquietudine profonda.

Scatta, quindi, la necessità vitale di cercare intorno nel proprio ambiente e nei propri rapporti delle sicurezze, degli appoggi validi che stabiliscano connessioni e legami con qualcuno o qualcosa, ma se non si hanno valori, idee e motivazioni personali capaci di suscitare speranza e aspettative e la determinazione di reagire, si cade spesso in una crisi di depressione, di demoralizzazione e abbattimento che spingono a ricercare soluzioni facili: droga, alcol, sesso, evasioni ecc…

Ecco perché anche fra i nostri cari e amici si vedono persone stanche e demotivate, sempre nervose e negative, decisamente prive di quel calore umano che crea legami validi e gratificanti; nei loro discorsi, inoltre, fanno capire che manca qualcosa, che sono scontente di come vanno le cose in ogni aspetto umano: sentimentale, economico e sociale, nei rapporti interpersonali e soprattutto con se stesse. Nulla più le soddisfa, tutte le certezze personali morali, religiose, scientifiche e culturali sembrano essere illusioni appartenenti ad un mondo vecchio che cambia rapidamente, che non dà sicurezze, se non le suscitiamo in noi stessi con le nostre forze.

Questo è il quadro della situazione di crisi in cui vive la maggior parte della gente nella nostra società, che non ha consapevolezza dei cambiamenti in atto sia nel mondo che ci circonda che soprattutto in noi stessi, cambiamenti che ogni tanto occorre fare per adeguarci alle richieste dei tempi in continua e incessante trasformazione.

Quindi, non ci meraviglieremo più di tanto quando vediamo e ascoltiamo gente arrabbiata esprimere giudizi stroncanti su chiunque capiti, odio e rancore sul diverso, mancanza di rispetto e insolenza nei loro discorsi e spesso la intenzione prepotente di voler cambiare il mondo a loro piacimento per far scomparire le persone o le situazioni che creano loro fastidio, adducendo la scusa che tutto è ingiusto.

Anche nei rapporti sentimentali e interpersonali, trionfano l’egoismo, la volontà di manipolare l’altro e il desiderio che può diventare mania, di essere amati, come se ciò fosse dovuto, senza però fare un minimo sforzo di partecipazione e sviluppare l’impulso a cambiare e a sperimentare il nuovo per sfuggire il vecchio senza tentare di modificarlo; trionfano l’insoddisfazione e la chiusura al piacere, alla gioia condivisa di vivere ed amare e soprattutto il calcolo arido e feroce che soffoca ogni slancio di umanità.

Il senso della tragicità della crisi diventa palese, quando si parla con tali persone sugli scopi della vita, sulle motivazioni dell’agire umano perché il centro dell’interesse comune è diventata la realtà concreta la cui legge-guida è il guadagno, il vantaggio personale, il successo e il benessere, il godimento rapido e fuggevole, la noncuranza dell’altro e la superficialità specie nelle cose dello spirito.

Cosa si nasconde dietro questi aspetti così crudi? Particolarmente la sfiducia nelle forze morali e spirituali umane come l’amore, la fede, la conoscenza che trasforma l’individuo, la paura del domani, l’incapacità di affrontare il presente costruttivamente e il pessimismo più crudo e ingenuo sui risultati di qualsiasi sforzo di cambiamento. E’ la crisi, che io definirei, per la mancanza del divino.


Se non si potesse cambiare tale quadro negativo, si dovrebbe concludere che la vita che ci è data (che noi però abbiamo scelto) non servirebbe a nulla, ogni sforzo di trasformazione e miglioramento sarebbe vano e sarebbe più che giustificato il senso di vuoto e il pessimismo più crudo.

Ma fortunatamente la medicina esiste e la bacchetta magica per riempire di acqua fresca e vitale il pozzo senza fine esiste, costa nulla, per attuarla è sufficiente capire certi processi mentali, metterli in pratica e avere fiducia nelle forze di resurrezione presenti come potenzialità in ogni individuo.

C’è da fare una precisazione: la medicina vale per chi ha un minimo di volontà di conoscere, conoscersi e trasformarsi per migliorare; chi non ha tale fiducia, non è stimolato e quindi cade nella crisi di cui abbiamo parlato diventando vittima di se stesso.

Per capire in che cosa consiste la medicina per superare il disagio interiore e l’inquietudine che creano sofferenza, è opportuno partire da un principio della fisica quantica molto importante: l’essere umano è una fonte continua di energia fisica e psicomentale sempre attiva, è come un’antenna radio rice-trasmittente che funziona di continuo consciamente e inconsciamente, quindi trasmette emozioni, sentimenti e pensieri propri e riceve dal cosmo, oltre i propri anche quelli emessi dagli altri, è questa la informazione innovativa suscettibile di enormi sviluppi.

Cosa significa ciò?

Che ogni persona è collegata inconsapevolmente, non solo alle altre ma anche a tutto ciò che la circonda, specie energeticamente, ad esempio: quando sono sofferente, dispiaciuto e demotivato, negativo e provo paura o disagio e inquietudine, anche se non ne parlo con gli altri e cerco di nascondere il mio stato d’animo, in realtà io comunico il mio disagio al cosmo e da qui mi ritorna rafforzato da tutte le essenze simili presenti in esso (legge di attrazione); e quando invece sono felice, soddisfatto e contento, gioioso e positivo, si svolge lo stesso processo: le mie energie positive sono attratte tutte da quelle simili presenti nel cosmo della stessa vibrazione.

Questa semplice legge riconosciuta dalla fisica quantica è la chiave che apre infiniti orizzonti di realizzazione nel nostro presente e futuro; infatti, partendo da essa possiamo gestire con consapevolezza, se lo vogliamo, e modificare il nostro presente e creare il nostro futuro.

Come?

Innanzitutto occorre conoscere la funzione unica e specifica del pensare per usarla poi per il nostro scopo: tale attività determina coscientemente il nostro presente e futuro. Tu sei ciò che pensi è la massima di saggezza che viene comunicata all’inizio di ogni cammino di realizzazione spirituale e vuol significare che quando pensiamo, noi creiamo, siamo cioè coinvolti in un processo creativo: ciò che io penso in questo momento, in realtà è già in via di realizzazione creando il mio futuro.

Da questa legge scaturiscono diverse conseguenze: a) se penso continuamente e con forza un’idea, un desiderio, una situazione visualizzandola nella mia mente, presto si realizzerà sicuramente, è solo questione di tempo (basta provare e sperimentare), perché si mettono in moto tutte le energie affini nel cosmo;

b) se penso di essere povero, infelice, sfortunato, incapace, malato………bene! Sono effettivamente povero, infelice, sfortunato, incapace e malato…..;

c) se penso di essere sano, forte, fortunato, geniale, potente, superiore……sono effettivamente sano, forte, fortunato ecc…. per la stessa ragione (vedi la citazione del dr. Fred Alan Wolf, fisico quantistico a pag 20-21 del the Secret).

Ora, prima di procedere oltre, occorre chiarire un aspetto molto importante dell’attività psicomentale umana: la differenza fra il pensiero cosciente e quell’insieme indistinto di sensazioni ed emozioni, sentimenti, pulsioni e istinti, immagini…. , che formano i nostri stati d’animo e condizionano i nostri comportamenti, che impropriamente chiamiamo pensieri ma non lo sono.

Infatti, perché la nostra attività mentale possa definirsi pensiero, deve svolgersi su un contenuto concettuale di base come, ad esempio, la libertà, la morte, il senso della vita, l’amore, il divino, la legge del karma o destino, la legge di gravità, il modo di fare il denaro, di realizzare le proprie aspirazioni ecc… e comporta consapevolezza e volontà in quanto nascono idee che vogliono essere realizzate e quindi spingono ad una trasformazione: è questo lo strumento che può riempire il vuoto, che fa risalire dall’abisso in quanto accende la luce della coscienza; invece, quando si è coinvolti in sentimenti e sensazioni indistinte, emozioni e pulsioni, immagini mentali che si susseguono rapidamente, si è come trascinati e invischiati in una forte energia incandescente e melmosa che avvolge e oscura lo spirito, la coscienza: è questo il terreno su cui la persona consapevole deve lavorare portando la luce del suo pensiero, della sua coscienza per disciogliere le sue paure, le insicurezze, i fantasmi del vivere quotidiano che sono alla base del senso di morte, di fine tragica di tutto, di fallimento o illusione sul significato della vita.

Allora, quando decidiamo di pensare sostenendo i nostri pensieri con sentimenti, emozioni e immagini, noi in realtà emettiamo energie=onde magnetiche che viaggiano nel cosmo e ritornano rafforzate all’antenna rice-trasmittente che le ha emesse, cioè a noi stessi.

Questo è il motivo primo che stimola chiunque a prendere l’iniziativa di iniziare un cammino insieme, con amici, conoscenti, parenti e compagni sentimentali: educarsi insieme nel pensare positivo sul vero significato della vita che diventerà sempre più chiaro man mano che si scopriranno e capiranno i punti essenziali della crescita e maturazione spirituale entrando in se stessi.

Sarà un lavoro ed un cammino molto interessante perché ci accorgeremo sempre più di essere diversi per carattere, formazione culturale, per scelte ed obiettivi ma tutti uniti verso un unico scopo: sviluppare la consapevolezza del sapere e operare una sana e lenta trasformazione del modo di giudicare, valutare e porsi di fronte alla esistenza, alla realtà per affrontare con entusiasmo e gioia specialmente le prove e le sfide, le difficoltà e le bufere e anche tutti gli aspetti positivi della vita.

A tale proposito, per rafforzarci sempre più, per uscire dal senso del vuoto e per affermare il senso positivo dell’esistenza, ci si può aiutare recitando autoaffermazioni di questo tipo: io sto bene, mi sento bene, tutto è a mio favore, non ho nulla da invidiare al prossimo, sono grato alla vita . Giustamente si può obiettare che quando non ci sono problemi o tensioni o dolori fisici particolarmente forti, si può fare, ma quando si vive in pieno una crisi o una sofferenza fisica debilitante è molto più difficile.

Io e i miei amici abbiamo messo a punto una tecnica: quando tutto crolla intorno a noi e dentro di noi, ci sforziamo di assistere (consapevoli se è possibile) a tutto il processo, che si basa su un susseguirsi rapido di sensazioni ed emozioni ed immagini negative che presentano un quadro talvolta tragico di una situazione (che poi non è tale, spesso) e ogni tanto pensiamo, nei momenti di pausa del dolore: però io sono sempre forte, domino bene, sicuramente passata la bufera, tornerà il sereno, io sono positivo, resisto bene .. frasi molto positive, questo è il succo. Così si rafforza la positività, dovrebbe diventare un esercizio continuo per ottenere effetti sicuri e duraturi.

C’è però anche un altro modo per riempire il vuoto e per dare un senso alla propria vita, un modo più semplice che fa appello più al sentimento e al senso di partecipazione: ristabilire contatti con amici e conoscenti che magari si sono trascurati per tante ragioni e con nuove persone, interessandosi ai loro problemi, alle loro sofferenze e esperienze, qualcuno potrebbe sorridere e commentare: diventeremo le dame di S.Vincenzo!!

Prima di criticare e bloccare tale iniziativa con aria di sufficienza, occorrerebbe provarla, sono sicuro che il giudizio negativo rientrerebbe come è successo a me diverse volte. Infatti, comunicando con l’altro, si trova come un saldo punto di riferimento cui aggrapparsi per uscire dal vuoto. E’una bellissima esperienza di compartecipazione e amore!!

giovedì, luglio 10, 2008

Il Karma e l'Energia Amore

Il Karma e l’energia-amore: il metodo per superare limitazioni, negatività e aspetti incomprensibili della propria vita alla luce della forza cosciente dell’amore cosmico


Ognuno di noi si pone una serie infinita di domande per capire come funziona il gioco della vita, per scoprirne il meccanismo con le sue regole, soprattutto quando in certe circostanze difficili e pesanti non riesce a modificare certi eventi, situazioni esteriori e il corso dei propri pensieri e sentimenti ricorrenti: malattie, esperienze fallimentari specie nei rapporti sentimentali, incapacità di realizzare quanto si insegue da tempo.

Proviamo la sensazione più o meno inconscia di trovarci di fronte ad un muro di gomma o di essere oppressi e costretti, da una forza che ci sovrasta, a fare certe azioni buone o cattive e a seguire correnti negative e condizionanti di pensieri emozioni e impulsi.

L’ancora di salvezza capace di farci superare l’angoscia, lo sgomento, la paura, la ribellione e l’impotenza, è la conoscenza della legge del karma semplice e concreta, la legge di causa ed effetto, che regola le conseguenze delle azioni, pensieri e sentimenti compiuti da ognuno in vite precedenti.

La legge del karma è universale e si può identificare nella divinità superiore, aldilà di ogni identificazione religiosa cristiana, buddista, induista, taoista…..

Conoscere e applicare alla propria vita questa legge significa spiegarne le ragioni profonde e fare un passo decisivo sulla via della autorealizzazione: tutte le contraddizioni, gli eventi strani altrimenti incomprensibili si spiegano, non solo, ma si sviluppa anche la capacità di creare le cause future di un destino diverso positivo modificando il modo di pensare e di essere secondo i 5 principi seguenti e plasmando le energie e le potenzialità in un progetto evolutivo scelto consapevolmente.

Gli effetti positivi si manifestano già in questa vita dal momento in cui inizia il lavoro, quindi è bene iniziare fin da ora.


Tutte le aspirazioni, gli interessi e i desideri si trasformano nella vita seguente e in questa in capacità.


2) I vari pensieri, i quadri mentali ripetuti e visualizzati divengono tendenze e attitudini.


3) Volontà di agire diventa azione sul piano fisico.


Azioni ripetute e indirizzate verso un determinato obiettivo divengono circostanze favorevoli alla loro realizzazione.


Esperienze diventano saggezza ma se sofferte e dolorose si trasformano in coscienza.


Ogni seme gettato nella sfera del pensiero, del sentimento e dell’azione maturerà nella giusta stagione, è riduttivo quindi ed autolesionistico lamentarsi del proprio destino, anzi chi vuole percorrere un sentiero evolutivo deve farsi capace di accettarlo in tutte le sue manifestazioni, e quando è il momento di saldare i debiti karmici contratti, con azioni libere e altruistiche, e quando nei momenti di serena disponibilità si sente la spinta a dare il proprio contributo, libero da ogni condizionamento nell’attimo presente, il massimo e il meglio di se stessi.

Tutto il lavoro che si fa ora, crea reali capacità, attitudini e condizioni favorevoli ad uno sviluppo consapevole e cosciente dove la paura, l’insicurezza, lo sgomento, la sfiducia e l’ignoranza, insomma tutte le “male erbe” si bruciano come per incanto.

Si tende a diventare strumenti coscienti di amore, di quella energia possente attraverso cui la vita germoglia e fiorisce.

Occorre però dare mano ad una reale trasformazione del nostro modo di pensare, di essere, di agire e di amare.

Qual è la forza a disposizione di ognuno capace effettivamente di trasformare l’individuo e tale da superare le conseguenze stesse del karma individuale?

Entriamo subito nel nocciolo della questione: è la forza dell’amore cosmico, l’unica in grado di far superare ogni difficoltà nel vivere e di aprire infiniti orizzonti di autorealizzazione.

Cosa è e che significa questa forza, questa energia prorompente che ognuno di noi può suscitare in sé e come si fa per risvegliarla nella coscienza?

La fonte di questa infinita ed inesauribile energia di amore è la forza scaturita dall’esperienza vissuta in terra dall’entità Cristo, conclusasi nel sacrificio del Golgota.

Alla luce di essa tutti gli insegnamenti dati all’umanità dai grandi maestri, Krishna, Ermete, Zaratustra, Lao Tsé, Pitagora, Mani, Mosè e Budda….. si rivelano come la necessaria e indispensabile preparazione all’esperienza che attualmente ognuno può vivere per sua libera scelta e volontà: “Non io agisco, ma il Cristo in me” e “Non io amo, ma la forza amore fluisce tramite me incondizionatamente sul creato”.

Questo modo di pensare, di essere e di agire fa trascendere e disciogliere tutte le essenze egoiche o Ego psicologici, che formano l’entità umana.

E’ chiaro che queste frasi, solo lette, sono sibilline in quanto per esprimere tutta la loro forza devono essere vissute coinvolgendo coscienza e sentimenti, testa e cuore, solo allora riveleranno tutta la loro potenza trasformatrice e creatrice.

Per risvegliarla nella coscienza occorre fare un atto di fede, che significa accettazione totale di sé, questo è il primo passo: credere fermamente di possederla, sentirla vibrare, pulsare nel cuore, poi indirizzarla con la mente verso i giusti obiettivi. E’ fondamentale concentrarsi in questa iniziale esperienza in un momento di serenità e di rilassamento creativo e non di crisi, in questo caso sarebbe impossibile e controproducente.

All’inizio si avverte un fluire di energia vitale calda, capace di portare ad ebollizione tutto il nostro essere, concentrata nel chacra del cuore, così si affinano tutte le capacità di comprensione, di sensibilità e di veggenza per cui chi ci sta di fronte si manifesta nella sua intima essenza, e lo consideriamo come un nostro “fratello”.

Questo stato di coscienza, di pienezza creativa non tutti riescono facilmente a raggiungerlo, perciò è necessario praticare esercizi di autosuggestione, costanti e ripetuti per creare una tendenza come frutto di un allenamento.

Eccone alcuni già sperimentati, ma se ne possono fare molti altri mirati alla singola persona:

Apro il mio cuore alla calda energia di amore, senza paura o calcolo, sono sempre più positivo, disponibile e attivo nella comprensione; spando luce e calore come il sole senza avere nulla in cambio.
Sempre più si discioglie nella mia mente e nel mio cuore ogni sentimento di rancore e di rabbia, di fastidio o indifferenza e risentimento; capisco e giustifico chi mi ferisce perché il mio cuore è aperto al perdono e all’amore.
Vado sempre più entrando nella forza amore in piena armonia con me stesso e gli altri; sono sereno, sicuro e certo di amare con il cuore. Comprendo l’altro dividendone gioie e dolori.


E’ chiaro che questo stato di essere molto intenso deve diventare una esperienza tutta nella sfera del sentimento, poi, quando è diventato abituale e sicuro, può essere impugnato dalla mente e dalla coscienza e indirizzato verso precisi obiettivi.

La nostra coscienza è come un vaso prezioso in cui si riversa del liquido altrettanto prezioso che, quando giunge all’orlo, bastano poche gocce, trabocca.

Il liquido inonda il piano dove è poggiato il vaso e proseguirebbe la sua corsa, forse inarrestabile, dipende dalla quantità, se non fosse asciugato e conservato per essere versato in altri recipienti.

Dovrebbe essere versato prima di tutto nel calice del perdono.

Noi tutti alberghiamo nel nostro animo sentimenti di ingiustizia sofferta, di risentimento, di odio, di disgusto… sempre suscitati da persone concrete che diventano l’oggetto dei nostri sentimenti e reazioni.

Ebbene la prima prova, la più difficile consiste nel perdonare le persone che ci hanno fatto del male. Che significa perdonare? Non vuol dire soltanto non vendicarsi o non reagire malamente dinanzi a certe azioni che si ricevono, non significa nemmeno sostituire a certe azioni istintive, modi più gentili e garbati, se poi dentro sono sempre presenti quei sentimenti di amarezza, di fastidio, disgusto o rifiuto e risentimento.

Perdonare significa donare attraverso, donare aldilà dei torti subiti, dei sentimenti feriti, donare ancora malgrado ciò, stima e affetto, considerazione e fiducia, comprensione e benevolenza.

Il perdono ripristina il normale stato di benessere e di armonia con il proprio Io superiore, perché fa capire la vera causa delle azioni e delle offese subite e spezza ogni concatenazione karmica con chi ha fatto anche involontariamente l’azione offensiva; e poi è un comportamento attivo, molto positivo, liberatorio e costruttivo che rafforza notevolmente l’energia amore.

La persona che compie il male purtroppo viene lasciata alla legge del karma, del suo karma e incontrerà immancabilmente gli effetti del suo cattivo agire, in quanto la legge del karma è ferrea, ad una azione corrisponde un effetto, ad un atto di amore corrispondono effetti veramente eccezionali.

Come va usata questa inesauribile energia d’amore?

Va riversata innanzitutto su se stessi, sulla propria persona intesa come insieme inscindibile di corpo fisico e corpi sottili dove sono radicati emozioni, sentimenti, impulsi inconsci e l’io cosciente.

Infatti quando siamo stressati, scontenti e insoddisfatti, quando vediamo lontana e quasi irraggiungibile la autorealizzazione, quando ci domandiamo a che serve vivere tutte le esperienze negative, quando si avverte l’esaurimento di tutte le molle, gli interessi e i desideri che in fin dei conti danno una ragione di vita, in poche parole, quando siamo fuori della corrente positiva delle energie creative, quelle che ti fanno sentire utili, ben inseriti nel rapporto con noi stessi e con gli altri, allora quello è il momento di agire su noi stessi con la forza amore. Come?

Innanzitutto scaldando il cuore; il centro energetico del cuore ha una funzione determinante perché entra, opportunamente stimolato da formule di suggestione e da esercizi, nella corrente energetica universale; deve essere costantemente allenato e curato.

Praticamente occorre, specie se si è scarichi e demotivati, caricarsi di entusiasmo anche per le piccole cose, purché si entri nella corrente energetica positiva e creativa: il primo scoglio da superare è questo, risorgere dall’apatia, dalla negatività e dalla demotivazione con qualsiasi mezzo: esistono diverse tecniche psicofisiche, dalla respirazione alle formule di autosuggestione.

Ma esiste un’altra via molto efficace, quella di interessarsi vivamente dei problemi altrui a livello fisico e psicomentale con l’idea di parteciparvi attivamente. Quando ci si rivolge a chi è più sofferente di noi, se veramente si agisce con la logica del cuore, si provano emozioni e sentimenti molto intensi e gratificanti.

Attenzione alla mente!!! Questa dovrebbe svolgere solo la funzione coordinatrice della energie che si sprigionano dal cuore e non il solito ruolo critico, speculativo e calcolatore che alla fine ti fa sentire sempre più solo, impotente e depresso. La mente, anche se sviluppa la consapevolezza, è sterile se non permette per paura o per altra ragione di gettarsi nell’azione, nel fare qualcosa.

Se comprendi le necessità, le sofferenze e i bisogni del tuo vicino, sei allora sulla strada giusta per sentirti realizzato, entri però, è bene dirlo subito, in una logica di pensieri sentimenti e comportamenti che richiedono qualche sacrificio.

Però l’energia deve esprimersi in tutto in forma cellulare da persona a persona, da pensiero a pensiero, da azione ad azione, dalle piccole cose alle grandi.

Ad esempio nel rapporto sentimentale; quando uno dei due, o tutti e due, è stanco, stressato o demotivato, il legame diventa pesante vincolante e motivo di liti, discussioni e incomprensioni molto frequenti, si esaurisce quella spinta emotiva e passionale che le donne considerano essenziale alla durata del rapporto, ignorando che questo subisce con il tempo una trasformazione che occorre capire e seguire, viene meno il desiderio sessuale ma si accentua la lotta per il “potere”.

Nasce impellente il bisogno di autonomia e di indipendenza, si sente la necessità di realizzare con chiarezza, decisione e volontà il proprio benessere dimostrando di volere determinate libertà ma salvaguardando sempre i propri sentimenti.

Quando si arriva a questo stato di tensione, è il caso di pensare che il karma personale pretende il superamento di una prova fondamentale per proseguire il cammino evolutivo in questa epoca dell’anima cosciente: la consapevolezza e la vittoria sull’egoismo che spegne ogni sentimento di comprensione e amore.

L’amore, ormai è chiaro, deve nascere in un cuore e in una mente liberi autonomi e indipendenti.

Tutti ci sentiamo in diritto di essere non condizionati dagli altri, chiunque essi siano, è la necessità più sentita ai nostri tempi; basta chiedere ad ogni donna abbastanza evoluta e ad ogni uomo per sentirsi rispondere che la loro più alta aspirazione è sentirsi liberi e indipendenti. E’ logico quindi che nascano queste crisi di identità che mettono un po’ paura; legami tenaci forti che hanno attraversato momenti difficili e duri, improvvisamente traballano, si esauriscono, perdono di certezze e sicurezze ma rivelano le false basi su cui si reggevano, ci si sente estranei e talvolta nemici.

Ma perché nella vita di parecchie persone mature avvengono questi alla fine “salutari eventi”?

La ragione è molto profonda: la forza amore per nascere e svilupparsi richiede che la persona interessata sia autonoma e indipendente e imposti il legame con chiunque, particolarmente con il partner, sulla comprensione totale, sull’accettazione paziente, sulla considerazione e il rispetto delle esigenze, dei gusti e dei desideri dell’altro.

Siamo tutti mondi a sé stanti con proprie leggi, l’unica, dico l’unica, forma di accesso, la chiave per entrare, è la comprensione e l’amore, che danno la soluzione di ogni problema di ogni contrasto e incomprensione.

Sono parole queste che si leggono su testi seri o si sentono proferire dalle grandi guide viventi dell’umanità ma non hanno valore più di tanto, fino a quando non vengono con umiltà convinzione e coraggio realizzate e messe in pratica. Allora si ha la sensazione di vivere in un’altra dimensione, più reale e più concreta, all’inizio un po’ strana, ma poi sempre più convincente per i risultati insperati che si possono verificare in termini di grande vitalità, entusiasmo e creatività per cui vivere l’attimo presente diventa una spontanea realizzazione.

Non solo nei rapporti sentimentali, che sono karmicamente i più delicati e molto importanti perché richiedono un continuo impegno e scambio di energie, si deve sviluppare la forza amore ma anche nei rapporti con gli altri nell’ambito familiare e del lavoro, delle amicizie e delle conoscenze .

Ogni incontro-scontro è una occasione da non lasciarsi sfuggire per approfondire il rapporto con se stessi e per esprimere al massimo l’energia amore come comprensione ed accettazione.

Il vicino di casa fastidioso, il familiare più difficile, il collega di lavoro indifferente o isterico, il negoziante scortese, il cittadino che tenta di passare avanti nelle file o l’automobilista che fa una manovra scorretta, rappresentano il campionario quotidiano di tutte le reazioni più o meno istintive che creano malumore e rabbia.

Chi vuole crescere, deve considerare ogni fatto che accade nel contesto di vita quotidiana, come l’occasione per verificare la propria apertura di coscienza, la capacità di accettazione e di comprensione, la disponibilità al perdono e i propri limiti e carenze.

Più il legame è largo e indipendente e più si è tentati per pigrizia o abitudine o per disinteresse di non curare e disciplinare le reazioni interiori determinanti per l’equilibrio personale.

Quando un automobilista scorretto ti taglia la strada con una manovra azzardata, tu gli dici una parolaccia accompagnata da un gesto significativo e via nel dimenticatoio; quando un collega ti fa una cattiva azione, tu mandi giù per quieto vivere e via di seguito; tutte le reazioni nel contesto quotidiano, se non rese consapevoli, lavorano nel subconscio non certo per renderci sereni, anzi al contrario, finiscono con l’inaridire il senso della comune appartenenza ad una umanità sofferente.

Quello che viviamo noi, lo vivono anche le altre persone che ci infastidiscono.

Non è quindi giusto l’atteggiamento di scartare queste prove del carattere: dovremmo prenderne consapevolezza per verificare i limiti della nostra sensibilità, della nostra disponibilità o della naturale irritabilità e disciogliere nell’intimo della nostra coscienza la rabbia, il risentimento e poi agire secondo il buon senso, con i piedi a terra ma facendo appello sempre alla logica del cuore. La cosa importante è non lasciarsi coinvolgere da sentimenti bassi di odio e di rancore o di risentimento e disprezzo, perché sono queste le forze che aprono l’animo alla sfiducia, alla negatività e all’indifferenza e agiscono come pesanti zavorre nella vita interiore di ciascuno.

Quindi le occasioni per vivere l’amore cosmico, la fratellanza e l’armonia, prima con se stessi e poi con gli altri, sono infinite in ogni momento della giornata, sta a noi, alla nostra sensibilità, alla nostra creatività riconoscerle e sperimentarle.

La differenza fra una persona che ha capito ed attua anche con sforzo questo ideale di vita e una che lascia andare e venire le reazioni al modo di vivere frenetico e stressante, è una sola: la prima è serena, viva sempre disposta a capire, a scusare e ad agire con calore disponibilità e cordialità in ogni situazione con chiunque, la seconda è acida, sempre aggressiva, scontenta insoddisfatta e negativa, non capisce che il mondo è come uno specchio: riflette ciò che abbiamo dentro noi.

Viene proprio di domandarci se non vale la pena di sviluppare nel nostro intimo con esercizi e impegno la forza di amore cosmico per rafforzare il nostro equilibrio psicofisicomentale e la capacità di andare incontro al prossimo.

mercoledì, giugno 18, 2008

Considerazioni e riflessioni sui rapporti sentimentali

Considerazioni e riflessioni sui rapporti sentimentali


L’amore ai nostri giorni


Non solo nei colloqui quotidiani fra persone di ogni età e sesso, amici e conoscenti, colleghi di lavoro ma anche nei programmi televisivi di tutte le tv private e nazionali, negli articoli di giornali e riviste di ogni genere si dibatte questo problema che nasce da esperienze sofferte: arrivati ad un certo punto della vita di coppia o nei rapporti sentimentali da poco iniziati, si riconosce che lui/lei non è più adatto al tipo di rapporto, alle aspettative che si nutrivano all’inizio: lui/lei è d’impedimento e di danno alla propria crescita (personale) spirituale, alla pace, all’equilibrio, al piacere che una persona si aspetta di raggiungere in una relazione a due, se mira alto oppure è di ostacolo agli interessi personali più concreti ed egoistici, alla libertà di fare ciò che di più piace senza complicazioni, se ha aspirazioni molto comuni e mediocri.

Conseguenze di tale stato d’animo sono rabbia e fastidio, negatività e la spinta, l’impulso istintivo ad abbandonare il compagno/a per un’altra persona più affine nelle aspirazioni e più vicina ai propri ideali.

Tale constatazione è talmente comune ed evidente che ci fa pensare seriamente, almeno alla prima impressione, che è difficile trovare coppie in piena armonia e addirittura ci fa domandare se sarà possibile incontrare la persona giusta per godere le gioie dell’amore. E’ però una riflessione molto negativa.

Ora cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro tale realtà così palese e frequente.

Prima di tutto, caro lettore, devi capire il tipo di rapporto che hai con la persona che ti crea ostacoli e impedimenti: c’è sempre un aspetto karmico da considerare, che noi attiriamo come calamite sempre le persone con cui abbiamo avuto a che fare in vite precedenti e abbiamo scelto noi stessi al momento della reincarnazione di rincontrarle per pareggiare debiti e crediti morali e materiali e per migliorarci trasformando i nostri comportamenti con consapevolezza accettazione e perdono. Mi rendo conto che parecchi lettori o sorrideranno o mi prenderanno per un ingenuo sognatore fuori della realtà, ma è una giusta riflessione che occorre sempre fare.

Per avere la certezza che quello che viviamo è un rapporto karmico da noi scelto per un motivo ben preciso, si può fare una prova-verifica: se pensi che la persona problematica non è più adatta a te, perché non la cambi e te ne scegli un’altra più idonea alle tue aspirazioni? Se ti è concesso di fare tale cambiamento anche faticoso, è segno che sei maturo/a per un’altra esperienza, se no, significa che devi sviluppare anche altre qualità del tuo carattere necessarie alla tua e alla sua crescita (non si cresce o si affonda mai da soli).

Quando avrai maturato quelle caratteristiche richieste dal tuo essere più profondo, allora potrai ottenere ciò che più desideri in armonia con te stesso, altrimenti incontrerai sempre le stesse difficoltà, le stesse esperienze di sofferenza e di fastidio finché non le avrai superate con consapevolezza e disponibilità e direi con amore. Tale è la legge dell’evoluzione.

Una volta capito ciò, puoi iniziare il vero lavoro su te stesso, il lavoro di liberazione dalle dipendenze e condizionamenti.

Il lavoro può iniziare, ad esempio, già durante le discussioni e i litigi occasionali nel tuo rapporto di coppia in cui è importante che tu stia all’erta e presti attenzione a ciò che provi di reazioni istintive; osservati possibilmente con obiettività (altrimenti non farai altro che rafforzare la tua opposizione e l’aggressività, in una parola la tua egoità) per capire cosa ti dà fastidio, quali principi, opinioni e aspetti del tuo carattere vengono attaccati o messi in discussione dal tuo partner e prendine coscienza. Questo iniziale esercizio di osservazione e attenzione non è possibile sempre eseguirlo contestualmente perché dipende dal grado di coinvolgimento e dalla rabbia che si vive in quei momenti, però comunque va fatto anche dopo in un momento di pausa.

Se fai questo esercizio con serena obiettività e con l’intento di ritrovare l’armonia in te e nel rapporto, ti accorgerai di alcuni aspetti del tuo carattere non molto positivi e per te forse ancora sconosciuti fino ad allora.

Porto un esempio tratto da racconti di esperienze vissute da amici sinceri e confidenziali, Francesca e Antonio; è Francesca che racconta: in molte delle solite liti-discussioni su argomenti banali, mi accorgo che quando il mio compagno/marito mi rimprovera e mi attacca con durezza e rigore, con aggressività e con spirito sarcastico critico, a me viene spontaneo di fare la stessa cosa, ma non per ripicca, anzi per istinto con maggiore furbizia e finezza: cioè essere dura e rigorosa, critica cattiva e aggressiva rimproverandogli torti presunti o reali subiti, ma non posso farlo perché lui è più forte e manesco; perciò non sono libera da tali difetti, ce li ho nascosti nel mio animo e ho timore di risvegliarli in quanto mi fanno soffrire, se non cerco di superarli. In questa fase Franc. si domanda: che esperienza sto facendo? Che emozioni provo nella mia relazione? Come mi sento?

E se non fa uno sforzo di comprensione, limita la sua vita psichica e spirituale solo a quello che sperimenta e percepisce senza prospettive future.

Francesca ha però sentito l’impulso a oltrepassare tale limite superando sensazioni e sentimenti negativi e si è posta ulteriori domande cercando di spiegarsi il perché di tali esperienze dure e di afferrare ciò che è giusto o sbagliato riconoscendone e ordinandone le ragioni.

Ha avuto delle risposte che le hanno fatto capire che Antonio vive gli stessi suoi tormenti e sofferenze, gli stessi processi psichici che lo turbano e lo portano a reazioni così violente e aggressive; si è resa conto che ambedue sono chiusi nella stessa gabbia, incatenati ai difetti della propria personalità, del proprio egoismo che li separa e li allontana con sofferenza e dolore; ma tutti e due sentono forte il desiderio e l’anelito a risvegliare nel cuore e nell’animo e ad esprimere l’attenzione amorevole per se stessi e per l’altro/a, la serena armonia, la pace del cuore e della mente per sentirsi finalmente liberi e pieni di comprensione e calore fra loro. Non ci riescono, se non si cambiano.

Francesca ha intuito, quindi, la necessità di questo importantissimo processo di trasformazione di se stessa e ormai, attraverso il continuo esercizio nelle situazioni che la vita quotidiana offre ad una coppia, ha compreso che Antonio è il suo specchio, come lei lo è per Antonio, che riflette la sua immagine cioè i suoi pregi e difetti, se sorride questa sorride, se è arrabbiata essa è arrabbiata.

In un momento di confidenza, Francesca ha confessato che l’esperienza con Antonio è la terza in ordine di tempo ma la prima per importanza perché le ha fatto capire che certe esperienze nel lavoro di perfezionamento del proprio carattere non si possono rimandare ulteriormente, pena la perdita di identità e dignità; anche nelle due precedenti ha incontrato le stesse difficoltà che non ha avuto il coraggio e la maturità di affrontare come sta facendo ora con Antonio.

Attualmente, dato che ci sono anche figli piccoli che hanno bisogno della massima disponibilità dei genitori, Francesca si è resa conto che la sua presente condizione di vita, cioè il suo rapporto con Antonio, è l’occasione migliore offertale dal suo karma per prendere finalmente in mano la sua vita gestendola con grande spirito di consapevolezza e responsabilità. E’ piena di fiducia in se stessa e nell’energia amore ed è convinta che un angelo dal cielo la aiuti a capire che le apparenti qualità negative del marito sono lo stimolo a capire meglio se stessa per modificarsi e migliorarsi insieme con lui.

Il lettore si domanderà se ci sono risultati e quali sono di questo lavoro su se stessa; sì, sicuramente, perché lei ha compreso che la sofferenza dovuta alle discussioni e liti, si affaccia quando si sente separata da Antonio per incomprensione e per egoismo, cioè quando non riesce a controllarsi e ad accettare lui così com’è, e non è capace di sviluppare comprensione, equilibrio e calma nel discutere senza prevaricare.

Prendendo spunto dall’esperienza dei due coniugi, cari amici e “compagni di cordata”, si possono fare alcune considerazioni sul loro rapporto che si possono estendere anche a tutti i rapporti sentimentali: Francesca ha compreso che la sua attuale situazione con Antonio è la più adatta a sviluppare certe qualità che evidentemente le mancavano: la pazienza, la disponibilità, il rispetto delle idee e dei comportamenti dell’altro e anche l’amore incondizionato, il massimo dei sentimenti in un individuo che ama la libertà e l’indipendenza, il rispetto e l’intenzione di costruire un rapporto saldo anche attraverso le schermaglie e le conflittualità quotidiane.

Il lettore scettico può dire che a lui non interessano tali qualità e sentimenti, ma la pace e lo stato d’animo sereno per poter pensare ai propri interessi anche sentimentali, certo è che noi “compagni di cordata” pretendiamo dalla nostra esistenza il massimo di perfezione per crescere evolutivamente: noi vogliamo essere registi e attori della nostra vita liberi da condizionamenti e non solo spettatori.

Francesca in realtà ha risvegliato in sé, stimolata dalle difficili condizioni in cui vive come milioni di persone, un’attività di pensieri e riflessioni coscienti che la spingono continuamente a domandarsi qual è l’essenza e il significato della propria esistenza e del mondo che la circonda e come deve fare per armonizzare se stessa con l’essenza del creato che lei avverte avere affinità profonde con il suo essere; in sostanza, ha riconosciuto che il punto di incontro con il creato è l’energia amore che tutto pervade e che va giustamente risvegliata nel cuore e nella mente iniziando dai rapporti personali. Cosa vuol dire questa riflessione??

Le difficoltà, le prove e le sfide, i conflitti e le sofferenze servono a stimolarci nella ricerca di spiegazioni ma soprattutto ci spingono ad applicare l’amore come accettazione, comprensione e perdono; se una persona si mette in tale stato di essere nel sacrario della sua interiorità, può dire di aver capito il senso della vita, gli resta però la continua necessità di mettere in pratica questi suoi valori rischiando molto spesso di non essere capita e addirittura fraintesa. Aprirsi all’energia amore ripaga di qualsiasi sofferenza e incomprensione e dà la gioia di sentirsi elemento attivo e catalizzatore in ogni relazione personale. Provare per credere!!

Ma non tutti hanno l’esigenza di elevarsi spiritualmente attraverso l’esercizio dell’amore incondizionato cioè di quel sentimento che non pretende nulla o molto poco per soddisfazione personale; la maggior parte delle persone vola “basso” cioè vuole soddisfare essenzialmente in un rapporto sentimentale il bisogno di non sentirsi sola (effettivamente la solitudine è una brutta bestia), di condividere esperienze soprattutto piacevoli, di sperimentare la sessualità e la sensualità senza tanti limiti e coinvolgimenti, perché ha paura di non poterla gestire, di sentirsi garantita nella sicurezza materiale e sentimentale non accorgendosi che con il tempo si crea una sottile dipendenza dal partner che però in questi momenti storici viene spesso sconvolta; allora si stabiliscono rapporti di coppia secondo precisi e taciti accordi per sentirsi protetti e giustificati nei propri desideri egoistici e opportunistici: sicurezza economica, stare bene senza tante preoccupazioni, sicurezza di sentimenti, se c’è, bene, se non c’è, si possono creare “maschere” e si può trovare il modo di procurarsela fuori del rapporto legale; a tali persone però sfugge l’aspetto fondamentale dell’amore: l’indipendenza, l’autonomia mentale e affettiva che si trasforma in gioia, libertà rispetto e considerazione per l’altro/a e in un camminare insieme dandosi aiuto reciproco per crescere liberi e autonomi.

Chi non ha la forza o l’intenzione di risolvere i problemi di coppia e si comporta opportunisticamente, è destinato prima o poi al fallimento, perché le persone sono particolarmente attente ai propri interessi egoistici e se non trovano soddisfazione, dopo un certo tempo evadono. In questi casi occorre fare una constatazione precisa; se ti metti in gioco chiedendo a te stesso che cosa vuoi da una relazione, dove vuoi arrivare e che atteggiamento devi assumere verso le esperienze che ne derivano, allora si può dare il caso che si apra la strada della consapevolezza che ti fa capire il giusto atteggiamento da assumere verso te stesso e verso l’altro/a e si senta la spinta a modificarsi a trasformarsi entrando così nel tipo di esperienza descritta per Francesca.

Esiste un’altra via all’amore-piacere che prescinde da qualsiasi implicazione di ordine morale o spirituale: quella di soddisfare il bisogno di affettività e di sessualità in maniera diretta e istintiva: E’ sposato/a? Non mi interessa, mi piace, lo/la voglio.

I discorsi sulla forza-amore, sull’autoconsapevolezza come mezzo di crescita insieme con il partner, in questo caso non interessano perché chi percorre tale strada desidera la gioia e il piacere dell’avventura per il gusto di provare il pieno godimento dei sensi e le emozioni di incontri fugaci per poi passare ad altre conquiste. Molti uomini e donne, almeno fino ad una certa età, si muovono a questo livello, però immancabilmente ad un certo punto della vita arriva una delusione che mette in moto la problematica dell’essere: “Chi sono? Chi è lui/lei? Che significa sesso e affettività? Che senso ha questa esperienza di sofferenza? Come mi devo porre verso il mondo?

Per la mia esperienza, anche le persone più esperte di relazioni sentimentali, uomini o donne, non sfuggono a tale legge evolutiva, chi resiste è il più fragile e timoroso di sentirsi solo e di mettersi in gioco e se per qualche motivo fortunato riesce ad attivarsi in qualche maniera, capisce che l’amore non è solo prendere ma soprattutto dare.

Da un periodo non molto lontano a questa parte sta diffondendosi anche un altro tipo di comportamento che io definisco libero da tutti gli schemi e problematiche morali e mentali che possono condizionare o soffocare un legame o più legami: vivere le relazioni sentimentali immergendosi nell’energia-Amore con piacere e godimento, senza particolari attenzioni o scrupoli morali, mirando esclusivamente ad una fusione energetica con il partner, senza coinvolgimenti affettivi duraturi nel tempo, come in un gioco gioioso e libero. Gioia e godimento, sessualità e sensualità vissuti nell’attimo presente, come momenti spontanei e gioiosi da vivere liberi da impegni consapevoli di crescita, alla fine sono anch’essi una crescita. Tale comportamento è diverso dal precedente in cui esiste coinvolgimento e condizionamento a livello istintivo dei sensi.

Studiandolo direttamente nelle persone che lo praticano, ho avuto modo di constatare che è un atteggiamento tipico di una mentalità e di una cultura orientali, non legato ad impegni di carattere morale e spirituale occidentali; tende istintualmente ad alleggerire la pesantezza del karma e dei condizionamenti che ne possono derivare. E’ un aspetto positivo in questa epoca di rinnovamento, ma è difficile che duri molto a lungo almeno nella nostra società occidentale in cui nascono richieste quotidiane concrete di sicurezze morali e materiali.

I comportamenti descritti sono abbastanza diffusi da poterne parlare come di categorie, ma in realtà esistono tante sfumature nella concezione e nella pratica dell’Amore per quanti sono gli individui. Ognuno può fare ciò che vuole, purché non manchino l’apprezzamento e il rispetto altrui, la volontà di camminare insieme e di costruire un rapporto con dedizione, sacrifici e tanta gioia. Anzi, le differenze anche nel campo dell’Amore sono altamente stimolanti, se considerate come motivi di approfondimento e miglioramento di se stessi.

A questo punto è il caso di dare alcuni consigli per elevare un rapporto a livello consapevole e per acquisire tutte le qualità in precedenza descritte.

Il grande Amore va costruito coscientemente rafforzando l’autostima, il riconoscimento e l’accettazione dei propri ed altrui difetti e pregi. La comprensione è bene che sia accompagnata dalla consapevolezza che quasi tutti i legami sentimentali sono incontri voluti dal Destino e non casuali. Infatti, si può soffrire per incomprensioni e conflittualità o si possono incontrare situazioni felici e positive, che danno soddisfazione e appagamento. Anche il grande Amore è frutto di lavoro cosciente che dà risultati importantissimi, tra cui il vero possesso; invece, i rapporti "normali" sono destinati ad esaurirsi nel tempo, anche se si usano tutte le strategie possibili non suggerite dal vero Amore, a meno che non ci siano ragioni karmiche molto profonde che spesso spingono ad esperienze dure di sofferenza fisica e morale.

L’altro/a è una parte di te stesso; quanto ti suscita con il suo comportamento ed il suo agire è il tuo combustibile, lui/lei è la scintilla che lo accende risvegliando un mondo di pensieri, emozioni e sentimenti che appartengono solo a te (è il tuo karma). Tali processi vanno illuminati e resi coscienti attraverso il pensiero, che è il solo a consentire il vero possesso e il superamento di ogni senso di insoddisfazione e di separatività dall’altro e dalla vita.

Se non hai ancora raggiunto i 40-45 anni, (limite orientativo) è bene che sperimenti a fondo i tuoi rapporti sentimentali, mettendoti in gioco per provare tutto di te, per scoprire il sano istinto e consumare desideri e voglie; è bene che sviluppi l’autoconsapevolezza per capire la qualità dei rapporti, confrontando la realtà esterna con il tuo mondo interiore. Se, invece, hai superato questo limite di età, ma hai fatto queste esperienze e ti sei conosciuto bene, allora è opportuno che lavori sulle reazioni consce ed inconsce che l’altro/a ti suscita; in questo modo puoi costruire un legame in cui il rapporto con te stesso deve essere basato su una grande autostima e sicurezza, in quanto costituisce la base da cui scaturisce l’Amore.

E’ fondamentale che tu elimini la paura di non essere apprezzato/a e amato/a e di non essere all’altezza di soddisfare l’altro/a in ogni senso; ciò che vale è penetrare in te stesso ogni attimo con Amore e accettazione. Il rapporto con l’altro è la conseguenza di quello che sei dentro.

Pensati sempre come la persona “innamorata dell’Amore”, in grado di creare rapporti nuovi, armoniosi, pieni di entusiasmo e di gioia, di essere un efficace strumento di amore con chiunque (il sano giudizio ti serva di guida) e di sentirti continuamente nel flusso creativo. La persona che entrerà in relazione con te si sentirà completamente coinvolta e gratificata; tu diventerai la parte più profonda e più sicura della sua coscienza, t’incontrerà continuamente nei suoi pensieri e sentimenti, emozioni ed azioni, come la sua fedele e certa guida.

Questo è l’amore che vivifica; è possibile a chi si sforza di rinnovare un rapporto o più rapporti, con costanza e determinazione, entusiasmo e soddisfazione. In tal modo sfuggirà ai condizionamenti del karma passato e creerà nuovi legami coscienti, tali da dare un senso positivo e profondo di soddisfazione e appagamento alla vita.


Si può dare il caso che una persona avverta che la strada qui tracciata sia confacente al suo sentire ma che non abbia le forze necessarie per iniziare il cammino, allora può ricorrere a questo tipo di esercizio basato sulle autosuggestioni (autoterapia) o autoaffermazioni che sicuramente le daranno l’energia giusta:

1) Vado sempre più raggiungendo una completa indipendenza anche sentimentale; sono deciso/a e sicuro/a di riacquistare la mia libertà interiore sviluppando il massimo rispetto e considerazione per me stesso/a.

2) Sto bene, mi sento bene, il mio corpo e la mia mente sono in perfette condizioni di salute, vigore ed efficienza per raggiungere equilibrio e armonia con me stesso/a e con gli altri.


3) Affronto eventi e rapporti quotidiani come occasione per rafforzare la volontà di sentirmi sereno/a, soddisfatto/a di quello che sono e che faccio e libero/a da ogni condizionamento.


4) Vado sempre più sviluppando accettazione, rispetto e stima per me stesso/a, e grande fiducia nelle mie capacità e potenzialità; mi sento calmo/a gioioso/a, creativo/a e sicuro/a che tutti mi vogliono bene.


5) Nessuno può sminuire la mia dignità di persona né soffocare il mio desiderio di amare libero/a e sereno/a.


6) Apro il mio cuore e la mia mente alla calda energia di amore, sono sempre più positivo/a, disponibile e attivo/a nella accettazione e nella comprensione perché tutto ha un senso, perciò sono disteso/a e fiducioso/a.



7)Vivo la mia vita con entusiasmo apprezzandone ogni attimo; rafforzo in me positività, ottimismo, gioia di essere vivere ed amare la vita con consapevole equilibrio.


8)Mi libero sempre più da ogni dipendenza e condizionamento da persone e situazioni, sono aperto/a, disponibile e fiducioso/a nelle energie positive della vita e pieno/a di speranza in un destino favorevole.


9) Ogni evento e situazione anche negativa è per me l’occasione per sviluppare coraggio e intraprendenza, sicurezza, fiducia ed entusiasmo.


N.B. Le formule vanno recitate, con molta naturalezza, 15-20 volte una o due volte al giorno. Chi decide di aiutarsi scelga quelle che più si addicono alla sua attuale situazione interiore e poi continui con le altre.




P.S. Prima di inviare questo articolo mensile per la sua pubblicazione sul blog, ascoltando il programma di 1 Mattina (Rai 1), ho sentito una notizia molto interessante che in Inghilterra gli uomini, specie sposati e in coppie solide e confermate dal tempo, non hanno più desiderio sessuale.

Nel commento alla notizia è intervenuta la sessuologa italiana dr. Chiara Simonelli che, intervistata dal conduttore Luca Giurato, non solo ha confermato tale situazione anche in Italia ma ha aggiunto una notizia abbastanza sconcertante per gli uomini italiani (si parla sempre di uomini legati in coppia stabile), che sono spesso le mogli che si rivolgono ai medici per chiedere consigli al fine di far ritornare il desiderio sessuale ai loro uomini: chiedono se possono somministrare loro il Viagra o medicinali equivalenti, ma quasi tutti i medici rispondono che il problema della mancanza di desiderio non si risolve con il Viagra, c’è una causa più profonda di natura psicofisico e spirituale.

Cerchiamo di capire le cause di tale problema dalle molteplici valenze: a parte le cause fisiche che possono risalire ad una cattiva alimentazione con cibi troppo ricchi di ormoni, quindi non più sani e naturali, e a mancanza di naturale attività fisica, un’ altra concausa è la sazietà di emozioni e curiosità, infatti siamo bersagliati da immagini erotiche, nudi e scene a sfondo sessuale di ogni tipo che hanno distrutto il mistero della sessualità bruciando il gusto della scoperta e della conquista dell’oggetto del desiderio; ma ritengo che la causa più importante di tale assenza di desiderio si possa ricercare a livello spirituale, mi spiego: in questo periodo storico, cosiddetto dell’anima cosciente, si può notare che certi schemi rigidi di pensiero e di comportamenti tradizionali sono diventati luoghi comuni di nessun valore e non soddisfano più le esigenze reali;

come si può ancora pensare che l’uomo debba prendere iniziative sessuali, che la donna sia più passiva, che il sesso si debba fare in modo tradizionale….? l’esperienza comune e quotidiana nei rapporti sentimentali evidenzia altre esigenze e altri modi di soddisfazione; è sufficiente leggere riviste specializzate in argomenti femminili, ascoltare e vedere programmi televisivi o conoscere direttamente per esperienza, se si è ancora desiderosi di cercare emozioni.

Tralasciando le risposte che si possono dare singolarmente al problema, si respira un’aria nuova nei rapporti personali specie di coppia, di rinnovamento, di libertà, di indipendenza, di trasformazione di troppo rigidi schemi di comportamento; si sente il bisogno di spezzare legami vincolanti, di ascoltare la voce dell’istinto e l’impulso a sperimentare in maniera autonoma.

In ogni campo in cui c’è un rapporto tra persone nascono nuove richieste, nuovi modi di contatto, di relazioni; questo è il motivo per cui spesso si dice: “Non ci si capisce più tra persone!!” e non ci sono più quelle sicurezze, quella stabilità di sentimenti che il tradizionale ordinamento di valori e comportamenti assicurava e dietro cui ci si nascondeva per giustificare certi atteggiamenti.

Ora l’individuo, uomo o donna, deve avere il coraggio di prendere in mano la propria vita, creando volta per volta i suoi rapporti, le sue relazioni a qualsiasi livello per realizzare i suoi progetti e desideri, sogni e aspirazioni con consapevolezza, fantasia e con una nuova spinta creativa; ciò presuppone grande fiducia in sé, amore per se stessi e per gli altri e per la vita con la sua infinita ricchezza di emozioni e sentimenti e nasce una più autentica moralità.

In tale ricerca la donna è sempre più protagonista e perciò incute un certo timore all’uomo che non sappia rinnovarsi.

Purtroppo siamo ancora fortemente condizionati da false idee e valori sul vero significato dell’amore, che i mass-media ci propinano bombardandoci con modelli sessuali e sentimentali molto banali e privi di contenuti concettuali validi per una crescita spirituale: solo l’attrazione fisica, fantasia erotica, gusti e piaceri a livello istintuale, gelosia, possesso e competizione, libertà assoluta e passione che significa dipendenza e condizionamento dall’altro/a; tutti aspetti che il tempo supera e distrugge, lo testimoniano quei rapporti che naufragano dopo breve tempo, perché manca in essi autenticità e chiarezza mentale sui valori che dovrebbero essere alla base di relazioni vere in quanto spingono a crescere evolutivamente. E’ difficile sentir parlare di comprensione, di accettazione e consapevolezza o leggere definizioni e opinioni di un certo valore spirituale sull’Amore; non si tiene conto del fatto che ci sono altri aspetti che uniscono due persone in un legame autentico e capace di rinnovarsi.

E’ opportuno elencarne alcuni: interessi intellettuali, culturali e di lavoro, affinità spirituali per una maturazione insieme, un modo simile di affrontare la vita comune negli aspetti positivi: divertimenti, amicizie e viaggi ecc.. e negli aspetti negativi: solidarietà nelle sofferenze morali, nelle malattie e nelle esperienze dure, disponibilità a sacrifici e rinunce.

L’attrazione fisico-sessuale, infatti, va decisamente ridimensionata e posta nella sua giusta luce. Alcune persone la intendono come una risposta di ordine chimico-fisico alla propria energia: è come se al primo incontro si dovesse accendere in loro, a livello biologico, una eccitazione dei sensi e un istinto di possesso e aggressività.

Altre ammettono di avvertire in presenza di uomini o donne affascinanti, come un risveglio di energia a livello genitale. Siamo decisamente su un altro livello. Tale attrazione, presa a sé, non è Amore: può solo essere l’inizio di un rapporto che potrebbe anche concludersi dopo esperienze sessuali, se non c’è volontà e interesse a costruire una relazione soddisfacente; comunque va resa consapevole e sostenuta da valori più elevati: intelligenza e sensibilità, Amore e creatività; in caso contrario, quando questa spinta istintiva di attrazione si esaurisce, si assiste a fallimenti clamorosi di relazioni di coppia, come del resto le persone sagge prevedono e si aspettano.

Chi vive l’Amore capace di rinnovare e vivificare uno o più rapporti con costanza e determinazione, supera ogni ostacolo e ogni condizionamento anche del karma passato, creando nuovi legami coscienti per dare un senso positivo alla vita.

E poi c’è da fare una considerazione molto spinta e avveniristica (parecchi lettori sorrideranno e altro…): non si afferma in circoli esoterici che l’essere umano dovrà diventare androgino, cioè riassorbire in sé i due aspetti della sessualità maschile e femminile oltre ad essere spiritualmente in sé completo, unico, indipendente e autonomo? Non potrebbe essere tale assenza di desiderio una preparazione a simile eventualità?

Comunque, vorrei riportare il frutto di osservazioni molto lunghe nel tempo per rispondere alla domanda che più sta a cuore: “Può esistere un rapporto di coppia sereno, costruttivo e appagante, basato sull’Amore senza la sessualità?

Pur riconoscendo che molte persone hanno il problema di non sentire più attrazione fisica e desiderio sessuale verso il partner; sono di diversa età e condizione e vivono veri drammi, perché non si sentono normali e provano la paura di essere traditi/e e abbandonati/e oppure di abbandonare il compagno/a, in linea generale, risponderei affermativamente; ci sono, infatti, molte coppie che continuano ad amarsi nel senso più alto della parola, dopo parecchi anni di convivenza e di lavoro di trasformazione consapevole, senza più sentire la dipendenza dall’impulso sessuale. Ciò può significare che lo hanno superato per diverse ragioni (lasciamo da parte le cause di malattia, perché non fare sesso non significa averlo superato), fra cui la sublimazione del desiderio e l’esaurirsi della spinta istintuale o che seguono una disciplina, per cui l’atto, non istintivo, diventa il compimento di un processo psicofisicomentale consapevole.

Tale comportamento dipende molto anche dal carattere personale, cioè dalla natura profonda individuata dal giorno di nascita e dalla posizione della lilith. Ci sono persone, infatti, che sono dipendenti dall’istintualità sessuale per tutta la vita e hanno proprio bisogno di esprimere la loro carica fisico-emotiva e mentale, difficilmente superabile. Costoro lavorano o devono lavorare per sublimare e non spegnere o soffocare l’istinto; altre, invece, non hanno mai sentito in maniera condizionante la dipendenza sessuale oppure l’avvertono normalmente in rapporto all’età, cioè forte in gioventù, più debole in età matura. E’ chiaro che per queste ultime è più facile giungere, magari dopo un certo lavoro interiore di trasformazione, ad esprimere un Amore tenero, affettuoso e protettivo.

C’è da fare anche un’altra considerazione: l’aspetto sessuale di una coppia dipende dal tipo di rapporto karmico che esiste fra i due. Alcune donne hanno confidato che, dopo il concepimento dei figli, hanno interrotto completamente i rapporti sessuali con il proprio coniuge. Da indagini fatte seguendo la terapia regressiva (auditing), altre hanno scoperto che il loro ultimo legame con l’attuale compagno era di genitore-figlia. Si spiegano, quindi, “l’amore-protezione”, e “l’amore-stima” con grande soggezione e rispetto per il coniuge e la ricerca nel partner del modello ideale di comportamento paterno; si spiega anche il bisogno di alcune donne di “scappatelle” vissute con lo spirito d’avventura tipico di una figlia che trasgredisce agli obblighi imposti dal padre.

Per concludere: è possibile vivere un Amore anche grande, senza coinvolgimento sessuale purché esista comunione di pensieri e sentimenti. rispetto e stima, interessi e obiettivi di vita.

Le sfumature nei rapporti sentimentali, come in altri, sono semplicemente infinite, cioè tante quante sono gli individui.