LE 10 REGOLE PER AFFRONTARE LE PROVE DELLA VITA CON CORAGGIO
CONSAPEVOLEZZA ED ENTUSIASMO
1) Vivi la vita in tutte le sue manifestazioni seguendo il tuo sano istinto; quando senti di essere felice, siilo completamente, quando sei triste e scarico, vai fino in fondo senza paura, ma in un caso e nell’altro sii consapevole, cioè sforzati di osservarti da distaccato come se fossi un’altra persona; comprenderai te stesso ma soprattutto capirai il sottile e ingannevole gioco dei pensieri e delle rappresentazioni, delle emozioni e dei sentimenti da cui dipende il tuo equilibrio.
2) Tu sei come ti pensi; pensati debole e indifeso e lo sarai e il mondo ti darà contro; pensati forte positivo ed entusiasta, lo sarai e la vita ti sorriderà.
Prova per credere!!!!
3) Durante la giornata scegli per tua volontà una o più occasioni per provare e dimostrare a te stesso e di conseguenza agli altri, la piena fiducia in te; se non ti riuscirà le prime volte a sentire la tua completa approvazione, prova ancora fino alla 100.001ma volta, allora, se non ti riesce, cambia, sarai una dei milioni di persone senza identità, coscienza e rispetto per se stesse, cioè una mediocre.
4) Accetta e apprezza te e il mondo che ti circonda; siete ambedue il frutto di una tua scelta, cioè tu attiri per karma situazioni, persone, cose e rapporti adatti al tuo stato di coscienza e porti con te qualità e potenzialità ma anche limiti e carenze. Ripeto, li hai scelti tu, quindi, non combatterli ma accettali e comprendili sforzandoti di svilupparne al massimo tutti gli aspetti positivi.
5) Riconosci con gratitudine i doni che la vita ti offre anche se hanno talvolta il rovescio, apprezzali e sfruttali al meglio al presente per crescere e avanzare sulla via del progresso.
6) Sforzati di non dipendere interiormente da nulla e da nessuno, solo così potrai amare incondizionatamente; la dipendenza significa condizionamento; se è esteriore, ci sono ragioni karmiche che la giustificano, quindi accettala; interiormente, è un tuo dovere di persona evoluta non lasciarti dipendere e condizionare da nulla e da nessuno. Non è facile, ci vogliono anni e decenni di tentativi, ma è importante iniziare con il primo passo, perché è l’ideale più alto da raggiungere.
7) Non perdere mai la testa anche nelle situazioni più difficili o catastrofiche che hanno il compito di risvegliare in te tutta la negatività, il pessimismo e la depressione nascosti nel subconscio di ognuno e che magari prima non conoscevi; se rimarrai desto e consapevole, ti accorgerai di assistere ad uno spettacolo e avrai la sensazione di esserne tu il regista.
8) Ogni evento o situazione, attirati per karma dal tuo subconscio, ti vuole trasmettere qualcosa su te stesso/a: atteggiamenti e comportamenti, pensieri, sentimenti ed emozioni più o meno giusti e sugli altri; sta a te capirli ed agire di conseguenza.
9) La conoscenza, lo studio il lavoro interiore e l’esercizio costante sono la fonte inesauribile di energia di creatività e di luce; ti ricaricano sempre e ti danno le giuste ragioni di vita. Però l’ideale più alto è quello di realizzare in atto il frutto della conoscenza, dello studio e dell’esperienza di lavoro quanto più è possibile.
10) Ora se vuoi appartenere alla luminosa schiera dei tendenti all’evoluzione e degli evoluti, devi sviluppare sistematicamente le seguenti qualità che ti eleveranno allo stato di coscienza superiore, in cui ti sentirai parte integrante e attiva dell’umanità, avendo abbattuto il muro della separatività dall’altro e dal tutto:
Fede in te e nei tuoi valori ideali, quella fede che smuove le montagne e non si ritira di fronte a nulla, se è nel giusto.
Va sviluppata in ogni momento e occasione, perché è la forza indistruttibile che ti sostiene, è la ragione di vita più profonda, perciò è molto difficile e impegnativo affermarla; basta accenderla con umiltà pazienza e costanza e questa brillerà nel tuo cuore riscaldando la tua vita. Ricordati di alimentarla sempre!!!
Consapevolezza: prima e dopo ogni esperienza è importante autoanalizzarti (non durante, altrimenti l’esperienza non sarà totale e diretta), cioè capire le forze in gioco, i conflitti di opinioni e desideri, emozioni, pensieri e sentimenti.
Se non è possibile durante il giorno, almeno i primi tempi, la sera prima di coricarti passa in rassegna ciò che hai fatto e detto con serena e positiva obiettività senza autodistruggerti.
Ti accorgerai che sempre più ti si sveleranno i tuoi Ego psicologici che con amore devi riconoscere e guidare.
Accettazione: accettati come sei senza alcuna riserva, fisicamente e spiritualmente: la tua forma fisica, il carattere con tutte le qualità e i difetti, è il frutto di vite e vite di lavoro, di sacrifici e privazioni, di grandi lotte e conquiste sofferte, di grandi entusiasmi.
Apprezzati con totale rispetto e lavora su di te per perfezionarti sempre più, non aspettare che gli altri cambino, modificati tu; pensa che ogni essere umano può vivere i tuoi stessi problemi, in maniera diversa, e non sempre gliela fa, non solo a risolverli ma nemmeno a riconoscerli.
Quindi, la comprensione: la capacità di capire è la prima manifestazione di amore; più comprendi (senza lasciarti troppo coinvolgere), più ami.
I rapporti interpersonali, le situazioni e gli eventi che capitano sempre a proposito, sono la “palestra” quotidiana per esercitare tali qualità.
La vita così acquista un più pieno significato, meritando di essere vissuta in tutte le sue espressioni, dalla più umile alla più alta.
L’amore è il dono di un essere autonomo, indipendente e autosufficiente, è creatività nel senso più ampio della parola, è apprezzamento, rispetto e considerazione per tutto e tutti.
Ma lo devi suscitare in te. Come?
Con la preghiera, con l’esercizio e con l’attenzione rispettosa a tutto e a tutti.
Nel corso degli eventi quotidiani, scegli per tua volontà in qualche occasione di comportarti come un essere angelico, che agisce solo per il piacere di agire, senza alcun interesse per i frutti materiali o spirituali, e capirai tante cose!!!
Se riuscirai ad educare la tua mente e il tuo cuore, non importa quanto tempo ti ci vuole, con pazienza, caldo entusiasmo e costanza a questi sentimenti e comportamenti, ti accorgerai di fare parte di una schiera di poche persone, non molto capite dagli altri, ma serene e in pace con se stesse.
La vita ti sorriderà e avrai la sensazione che debba essere vissuta in ogni attimo con piacere, amore e gioia.
giovedì, marzo 06, 2008
[Da"A Lezione da Stewo"] CAP.X L'Eutanasia....
CAPITOLO X
L’eutanasia: libera scelta o atto contro la vita?
Molto frequentemente dalle cronache dei giornali e dai notiziari radio televisivi sono riportate notizie su casi di eutanasia, si ricorda addirittura qualche processo a persone o a medici che l’hanno praticata.
Secondo le nostre conoscenze, praticare l’eutanasia significa interferire nel karma di quella persona e macchiarsi di un atto contro la vita, anche se in certi casi può essere interpretato come un servizio di amore o come una libera scelta di un individuo libero e indipendente.
Coord.: Vorremo sapere come può essere giustamente valutata la eutanasia.
Stewo: L’eutanasia avviene naturalmente nel caso in cui si limita o si blocca l’accanimento terapeutico, specie quando tutte le possibilità di garantire una vita dignitosa sono ormai scemate. I medici credono che con il somministrare medicinali anche nelle situazioni senza speranza, possano allungare la vita di un paziente, senza però sperimentare sulla propria pelle le sofferenze che il vivere in quelle condizioni comporta. (Giusto la terapia del dolore che Stewo ha provato nell’ultimo periodo di vita prima di trapassare, allevia il dolore ma spegne quasi totalmente la coscienza; lui dice che non è evolutivamente corretto attutire la coscienza, perché con la esperienza del dolore consapevole si cresce notevolmente).
Le persone vicine al malato sanno quando non c’è più niente da fare, spesso anche lo stesso malato, se cosciente, capisce di essere vicino alla fine.
Tuttavia Stewo non esclude che col tempo si possa arrivare a praticare l’eutanasia ma gestita in forme altamente coscienti. Questa forma di eutanasia può chiamarsi in realtà non accanimento terapeutico, come il distacco dei tubi, quando sono compromesse tutte le funzioni vitali di un paziente o il lasciarlo morire in pace senza più somministrargli medicine, quando è giunto al termine con sofferenze ancora sopportabili.
Comunque tutte le esperienze che riguardano il tipo di morte per ogni individuo, sono già scelte e decise prima della reincarnazione. Stewo si raccomanda: - Non dovete aver paura che qualcuno gestisca la vostra vita o quella dei vostri cari, se in realtà non lo volete.
Il modo di morire è un fatto karmico, ma soprattutto le esperienze e le sofferenze che portano al trapasso: una persona che, per esempio, è stata 20 anni in coma, doveva vivere quegli anni in quelle condizioni indipendentemente dal fatto che qualcuno poteva staccargli i tubi, doveva provare questo tipo di esperienza di sofferenza profonda, considerando che quando si è in coma, si sente tutto, si vede tutto, si registra tutto ma non si può reagire attivamente.
Perché quella persona sta lì, in quella situazione? E perché ad un’altra si staccano i tubi e tuttavia riprende a vivere autonomamente? Dobbiamo rispondere a queste domande seguendo la legge del karma e della reincarnazione, che danno risposte complete ed esaurienti.
Coord.: Anche per Stewo vale lo stesso discorso?
Il discorso per Stewo, dice Laura, è diverso perché lui si è sobbarcato il fardello, per una vita, delle preoccupazioni e sofferenze morali di moltissime “anime tormentate”; si dirà: era stabilito già.
Lui si è avvicinato a gente che bene o male, ha fortemente contribuito ad “affossarlo”, lui ha dato la linfa vitale per salvare queste persone, ma gli è costato un grande sacrificio.
E’ morto, quindi, prematuramente, ma per questa ragione si è procurato un guadagno senza uguali. Grazie a questo, afferma Laura, ha avuto un recupero energetico impressionante che gli permette di agire anche più rapidamente: una prova? Il contatto con noi che ha voluto mantenere, è un grosso dono, è un grosso atto altruistico: il volerci “trascinare” aspettandoci per ritrovarci la prossima incarnazione tutti insieme qui per lavorare.
Coord.: Se un malato terminale chiama un medico per farsi iniettare una sostanza letale, si macchia karmicamente o si sa che comunque doveva finire così?
Stewo: Decisamente si macchia lui e chi gliela inietta. L’essere umano di fronte a grandi sofferenze si ritira, perché è nato per godere e non è nella sua indole scegliere la sofferenza, ma si illude se crede di raggiungere uno stato di serenità e di pienezza o di forte energia, stroncando artificialmente la vita.
Quando avrà superato questo gradino, se è karmicamente scritto per lui, accettando le sofferenze e il dolore, giungerà veramente allo stato di serenità, gioia e compiutezza desiderate.
Gli orientali riescono a sopportare il dolore perché lo bloccano con la mente, la forza mentale è superiore alle terminazioni sensitive dell’uomo.
Coord.: Ma il cristiano accetta il dolore, non si scherma come fanno gli orientali…
Stewo: Non si tratta di fermare il dolore, per gli orientali, ma di sentirlo, riuscendo a controllarlo, questa, è la cosa positiva. Il sentire dolore per noi occidentali, significa terrore, paura e disperazione.
Per ritornare all’eutanasia, questa è una vera fuga dagli accordi presi in precedenza, cioè prima della reincarnazione. La morte è la conclusione di un ciclo vitale, è un sigillo ed un elemento prezioso: è come entrare per una porta con la chiave senza forzarla come un ladro. Nel trapasso forzato non c’è la sensazione gioiosa e completa che si prova naturalmente.
Accettare l’eutanasia, prosegue Stewo, è uno sfregio alla vita. Ci sono poi degli aspetti molto negativi: si dà un potere eccezionale alla persona cui si chiede la morte, potrebbe essere anche un individuo mosso da interessi egoistici. E poi il malato provato dal dolore, può gestire coscientemente tutto questo? Di fronte al dolore fisico o morale senza tregua nessuno è più se stesso, nella disperazione si accetta anche un aiuto che è una discesa per entrambi: per chi la subisce e per chi la provoca. Anche quest’ultimo si macchia karmicamente, per quanto si sforzi di agire nella maniera più impersonale possibile, senza partecipare emotivamente o moralmente. La vita è vita e non si può stroncarla impunemente.
Coord.: Una volta terminata questa vita, è giusto dare al corpo sepoltura o cremarlo?
Stewo: La cremazione è il modo migliore per far ritornare il corpo fisico allo stato di energia, il fuoco consuma la materia e lascia solo un residuo essenziale: le ceneri.
E’ l’atto con cui si vuole significare che lo spirito va aldilà del corpo.
Sulla terra il corpo fisico va in fumo, nel mondo spirituale rinasce l’entità che lo ha occupato come puro spirito.
E’ un atto molto significativo, però chi decide di compierlo, deve fare un’opera di convincimento in vita nei riguardi di quelle persone più care intorno a lui, per portarle a ragionare in questo modo.
Io ho deciso con il consenso di tutti i miei cari, per cui mi sono sentito bene e completo al momento della cremazione e sono ritornato “in patria” senza strascichi.
Se però una persona decide di farsi cremare contro l’ostinazione e il convincimento dei suoi cari, non ha guadagnato nulla e ha creato solo disperazione.
Infatti, se quelle persone per il fatto di non avere più il loro caro in carne ed ossa, se pur defunto, soffrono e si disperano, che cosa importa alla fine essere cremati o no?
E’ come per il trapianto di organi: cedere un organo è un grosso atto di amore, che però deve essere maturato insieme alle persone care; sono queste che alla fine decidono se privare di un organo la persona a cui sono legati da profondo affetto.
Vi do un consiglio saggio: concordate prima le vostre decisioni in merito alla cremazione e alla donazione di organi, perché bisogna tenere assolutamente conto di coloro che sono condizionati spesso da cultura, educazione ed usi e costumi ormai sorpassati.
L’eutanasia: libera scelta o atto contro la vita?
Molto frequentemente dalle cronache dei giornali e dai notiziari radio televisivi sono riportate notizie su casi di eutanasia, si ricorda addirittura qualche processo a persone o a medici che l’hanno praticata.
Secondo le nostre conoscenze, praticare l’eutanasia significa interferire nel karma di quella persona e macchiarsi di un atto contro la vita, anche se in certi casi può essere interpretato come un servizio di amore o come una libera scelta di un individuo libero e indipendente.
Coord.: Vorremo sapere come può essere giustamente valutata la eutanasia.
Stewo: L’eutanasia avviene naturalmente nel caso in cui si limita o si blocca l’accanimento terapeutico, specie quando tutte le possibilità di garantire una vita dignitosa sono ormai scemate. I medici credono che con il somministrare medicinali anche nelle situazioni senza speranza, possano allungare la vita di un paziente, senza però sperimentare sulla propria pelle le sofferenze che il vivere in quelle condizioni comporta. (Giusto la terapia del dolore che Stewo ha provato nell’ultimo periodo di vita prima di trapassare, allevia il dolore ma spegne quasi totalmente la coscienza; lui dice che non è evolutivamente corretto attutire la coscienza, perché con la esperienza del dolore consapevole si cresce notevolmente).
Le persone vicine al malato sanno quando non c’è più niente da fare, spesso anche lo stesso malato, se cosciente, capisce di essere vicino alla fine.
Tuttavia Stewo non esclude che col tempo si possa arrivare a praticare l’eutanasia ma gestita in forme altamente coscienti. Questa forma di eutanasia può chiamarsi in realtà non accanimento terapeutico, come il distacco dei tubi, quando sono compromesse tutte le funzioni vitali di un paziente o il lasciarlo morire in pace senza più somministrargli medicine, quando è giunto al termine con sofferenze ancora sopportabili.
Comunque tutte le esperienze che riguardano il tipo di morte per ogni individuo, sono già scelte e decise prima della reincarnazione. Stewo si raccomanda: - Non dovete aver paura che qualcuno gestisca la vostra vita o quella dei vostri cari, se in realtà non lo volete.
Il modo di morire è un fatto karmico, ma soprattutto le esperienze e le sofferenze che portano al trapasso: una persona che, per esempio, è stata 20 anni in coma, doveva vivere quegli anni in quelle condizioni indipendentemente dal fatto che qualcuno poteva staccargli i tubi, doveva provare questo tipo di esperienza di sofferenza profonda, considerando che quando si è in coma, si sente tutto, si vede tutto, si registra tutto ma non si può reagire attivamente.
Perché quella persona sta lì, in quella situazione? E perché ad un’altra si staccano i tubi e tuttavia riprende a vivere autonomamente? Dobbiamo rispondere a queste domande seguendo la legge del karma e della reincarnazione, che danno risposte complete ed esaurienti.
Coord.: Anche per Stewo vale lo stesso discorso?
Il discorso per Stewo, dice Laura, è diverso perché lui si è sobbarcato il fardello, per una vita, delle preoccupazioni e sofferenze morali di moltissime “anime tormentate”; si dirà: era stabilito già.
Lui si è avvicinato a gente che bene o male, ha fortemente contribuito ad “affossarlo”, lui ha dato la linfa vitale per salvare queste persone, ma gli è costato un grande sacrificio.
E’ morto, quindi, prematuramente, ma per questa ragione si è procurato un guadagno senza uguali. Grazie a questo, afferma Laura, ha avuto un recupero energetico impressionante che gli permette di agire anche più rapidamente: una prova? Il contatto con noi che ha voluto mantenere, è un grosso dono, è un grosso atto altruistico: il volerci “trascinare” aspettandoci per ritrovarci la prossima incarnazione tutti insieme qui per lavorare.
Coord.: Se un malato terminale chiama un medico per farsi iniettare una sostanza letale, si macchia karmicamente o si sa che comunque doveva finire così?
Stewo: Decisamente si macchia lui e chi gliela inietta. L’essere umano di fronte a grandi sofferenze si ritira, perché è nato per godere e non è nella sua indole scegliere la sofferenza, ma si illude se crede di raggiungere uno stato di serenità e di pienezza o di forte energia, stroncando artificialmente la vita.
Quando avrà superato questo gradino, se è karmicamente scritto per lui, accettando le sofferenze e il dolore, giungerà veramente allo stato di serenità, gioia e compiutezza desiderate.
Gli orientali riescono a sopportare il dolore perché lo bloccano con la mente, la forza mentale è superiore alle terminazioni sensitive dell’uomo.
Coord.: Ma il cristiano accetta il dolore, non si scherma come fanno gli orientali…
Stewo: Non si tratta di fermare il dolore, per gli orientali, ma di sentirlo, riuscendo a controllarlo, questa, è la cosa positiva. Il sentire dolore per noi occidentali, significa terrore, paura e disperazione.
Per ritornare all’eutanasia, questa è una vera fuga dagli accordi presi in precedenza, cioè prima della reincarnazione. La morte è la conclusione di un ciclo vitale, è un sigillo ed un elemento prezioso: è come entrare per una porta con la chiave senza forzarla come un ladro. Nel trapasso forzato non c’è la sensazione gioiosa e completa che si prova naturalmente.
Accettare l’eutanasia, prosegue Stewo, è uno sfregio alla vita. Ci sono poi degli aspetti molto negativi: si dà un potere eccezionale alla persona cui si chiede la morte, potrebbe essere anche un individuo mosso da interessi egoistici. E poi il malato provato dal dolore, può gestire coscientemente tutto questo? Di fronte al dolore fisico o morale senza tregua nessuno è più se stesso, nella disperazione si accetta anche un aiuto che è una discesa per entrambi: per chi la subisce e per chi la provoca. Anche quest’ultimo si macchia karmicamente, per quanto si sforzi di agire nella maniera più impersonale possibile, senza partecipare emotivamente o moralmente. La vita è vita e non si può stroncarla impunemente.
Coord.: Una volta terminata questa vita, è giusto dare al corpo sepoltura o cremarlo?
Stewo: La cremazione è il modo migliore per far ritornare il corpo fisico allo stato di energia, il fuoco consuma la materia e lascia solo un residuo essenziale: le ceneri.
E’ l’atto con cui si vuole significare che lo spirito va aldilà del corpo.
Sulla terra il corpo fisico va in fumo, nel mondo spirituale rinasce l’entità che lo ha occupato come puro spirito.
E’ un atto molto significativo, però chi decide di compierlo, deve fare un’opera di convincimento in vita nei riguardi di quelle persone più care intorno a lui, per portarle a ragionare in questo modo.
Io ho deciso con il consenso di tutti i miei cari, per cui mi sono sentito bene e completo al momento della cremazione e sono ritornato “in patria” senza strascichi.
Se però una persona decide di farsi cremare contro l’ostinazione e il convincimento dei suoi cari, non ha guadagnato nulla e ha creato solo disperazione.
Infatti, se quelle persone per il fatto di non avere più il loro caro in carne ed ossa, se pur defunto, soffrono e si disperano, che cosa importa alla fine essere cremati o no?
E’ come per il trapianto di organi: cedere un organo è un grosso atto di amore, che però deve essere maturato insieme alle persone care; sono queste che alla fine decidono se privare di un organo la persona a cui sono legati da profondo affetto.
Vi do un consiglio saggio: concordate prima le vostre decisioni in merito alla cremazione e alla donazione di organi, perché bisogna tenere assolutamente conto di coloro che sono condizionati spesso da cultura, educazione ed usi e costumi ormai sorpassati.
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