Un incontro di persone: inizio del viaggio alla scoperta di se stessi
Moltissime persone, specie donne, esprimono dissenso nei riguardi del loro compagno/a facendo ragionamenti di questo tipo: - Se a quell’ora di quel giorno, di quel mese di quell’anno non mi fossi trovato/a in quel luogo, in quella circostanza, sicuramente non avrei incontrato lui/lei…. Quindi, mi sarei risparmiato/a diverse sofferenze, esperienze negative, dolori e disillusioni, sarei ora una persona libera con un altro bagaglio di qualità esperienze e conoscenze, non avrei subito impedimenti e danni nel mio cammino di crescita; riconosco che ……….. ha il potere di turbare la pace del mio cuore e della mia mente e mantenermi insoddisfatto/a.
Tali ragionamenti non si riferiscono solo alla persona con cui si stabilisce una relazione sentimentale, ma anche ad altri tipi di rapporti di amicizia, di lavoro, di parentela acquisita ecc…
Nei colloqui confidenziali che io tengo individualmente con queste persone: amici, conoscenti e interlocutori anche occasionali, devo però dire di un certo livello di consapevolezza, al fine di capire il senso di certe dure esperienze, spesso faccio un domanda provocatoria: - Ma perché allora non esci da questa incresciosa situazione e non te ne crei una migliore, scelta secondo il tuo desiderio e intendimento?
Dalla risposta data, capisco immediatamente la posizione karmica della persona nel rapporto con l’altro/a; se i suoi giudizi, sensazioni e pensieri sono semplicemente uno sfogo, è un conto, servono ad una liberazione per poi riaccettare la situazione e procedere oltre; se, invece, c’è dietro una maturazione sofferta, un reale bisogno, non solo emotivo ma vitale e determinato, è un altro, cioè è il segno di un cammino lungo e faticoso verso il raggiungimento di una indipendenza psicofisico e spirituale vicina da conquistare definitivamente, manca l’ultima tappa, allora è il caso di parlarne per programmare un piano di lavoro ad alto livello, prima di tutto per capire il senso dell’esperienza, quindi il significato nascosto e l’obiettivo di tale tipo di prova e stimolo.
Molto spesso risulta che l’incontro con quella data persona apre un capitolo vecchio, con antiche radici nel passato, specie di vite precedenti, fastidioso perché ci obbliga a certi sacrifici, a certi riconoscimenti di aspetti spiacevoli di noi stessi che limitano e condizionano la nostra libertà.
Infatti, per molte persone il rapporto con il proprio partner, specie se conflittuale, è il momento della verità nel senso che dà inizio agli interrogativi esistenziali sul problema dell’essere; che significa ciò? Significa che la sofferenza, la rabbia, la paura e l’impotenza stimolano alcuni interrogativi esistenziali: - Chi sono Io? E’ la prima domanda che scaturisce nella conflittualità per riconoscere ed affermare la nostra identità e dignità; ci costringe ad analizzarci per capire le nostre potenzialità desideri e aspirazioni, le nostre risorse e i nostri limiti ( vengono alla luce prepotentemente gli aspetti del doppio); ma ci domandiamo anche : -Chi è l’altro? Il compagno/a di viaggio che ha i nostri stessi problemi e che è incatenato o ingabbiato nei nostri stessi condizionamenti e batte la testa contro le sbarre della sua prigione come noi; se libero me, libero anche lui/lei.
L’altro/a fa da specchio e da stimolo a riconoscersi, non si scappa, la crudezza dell’esperienza fa nascere la perplessità, il fastidio e il timore di non riuscire a raggiungere la serena armonia con se stessi, la libera espressione di sentimenti, istinti e impulsi, perché si ha a che fare con l’altro/a, presenza incancellabile dalla propria vita (c’è sempre da considerare il tipo di rapporto karmico esistente tra i due: sicuramente sono persone che si sono trattate con odio, cattiveria e gelosia, senza rispetto e amore; tale tipo di rapporto appare evidente durante le regressioni a vite precedenti).
Quindi, ragionando ad un livello superiore, si dovrebbe essere grati a tale tipo di rapporti conflittuali, perché offrono finalmente la possibilità di conoscersi, cambiarsi e maturare crescendo. Chi inizia il cammino verso la conoscenza di sé attraverso l’esperienza conflittuale di amore, può ritenersi fortunato perché tale sentimento è la forza vitale trascinante dell’esistenza e prima o poi si risveglia nel cuore e nella mente di chi è sincero e disponibile.
Altre persone, invece, iniziano il cammino verso la propria realizzazione vivendo esperienze traumatiche, dolorose nella malattia, nella disoccupazione, nei rapporti familiari difficili e nell’impedimento costante alla concretizzazione dei propri ideali.
Il karma individuale è molto vario e strano ma sempre favorevole al risveglio dell’essere, si serve delle esperienze più singolari talvolta per iniziare un cammino di trasformazione: se si riconosce, bene, altrimenti si subisce, si soffre e non ci sono modi diversi dalla consapevolezza, dall’accettazione e dall’amore per sentirsi realizzati.
Oltre alla prima domanda esistenziale: -Chi sono Io? Ne scaturiscono altre a catena: - Cosa voglio Io? La gente è disorientata dalla diffusione di valori consumistici che lì per lì appagano i desideri bassi, voluttuari ma poi lasciano insoddisfatti accrescendo il senso di precarietà, di delusione che stanno lì a ricordare che la soluzione dei problemi sta nell’entrare in se stessi per capirsi; è un lavoro difficile ma l’unico che garantisca risultati finali sicuri.
Comunque il compagno/a sicuro tranquillo positivo spesso rischia di rafforzare gli aspetti egoistici della natura dell’altro/a e quando tutto fila apparentemente liscio, c’è il pericolo di abbandonarsi all’onda inconscia degli impulsi, degli istinti che attutiscono il senso della prova, della sfida necessario ad un sano cammino evolutivo.
Quando, invece, il compagno/a è conflittuale, il contrario di ciò che desideriamo, stimola anzi obbliga ad entrare in noi stessi spingendoci a seguire una disciplina e a sviluppare la consapevolezza e ci domandiamo: - Ma perché proprio a me è capitata questa persona? Quale il senso della mia vita? Per quale motivo provo profondamente una certa familiarità con quei sentimenti che mi suscita e che mi stizziscono tanto? Non è forse che l’egoismo, e la gelosia, la durezza, la incomprensione e la cattiveria, la voglia di annientamento che vedo e sento in lui/lei hanno una certa assomiglianza con ciò che sento in fondo al mio animo? Perché non è giusto attribuire la causa dei nostri mali solo agli altri senza riconoscere almeno una nostra minima compartecipazione.
Nei momenti di verità, quelli successivi a dolorose esperienze, mi vengono sprazzi di lucidità: -Io sarò libero, avrò la pace nel cuore e nella mente, potrò sperimentare tutta la tenerezza, l’amore caldo e affettuoso e incondizionato solo quando avrò il pieno dominio di me, di tutte le reazioni consce ed in cosce che si agitano in me continuamente e sarò indipendente nel mio essere.
Ma devo fare una constatazione reale e sincera: anche se riesco spesso ad entrare in questo stato di grazia in cui mi sento in pace ed armonia con tutto e tutti, mi manca sempre qualcosa che mi completi dandomi la certezza dell’essere: infatti, per quanto riesca ad entrare in sintonia con l’altro/a riconoscendone tutti gli aspetti positivi del suo carattere, mi accorgo che ciò che desidero nel mio cuore e che mi configuro mentalmente nei riguardi di una data persona, in realtà non esiste all’esterno di me, se non in minima parte, ma è fortemente radicato nella mia parte ideale che solo io riesco ad immaginare: è la mia parte divina-ideale.
Ciò mi porta a concludere che l’amore perfetto ideale che tutti cerchiamo al di fuori negli altri, esiste solamente dentro di noi.
Il massimo della saggezza sta nel riconoscere e vivere dentro di noi l’amore, l’altruismo, la stima per noi stessi e l’aiuto spirituale che automaticamente si proietteranno sul prossimo.
Allora la tenerezza, la fedeltà, la fiducia e la disponibilità a rendere felici gli altri scaturiranno naturalmente dal nostro cuore.
E’ inutile quindi lamentarsi delle conseguenze di quell’incontro avvenuto proprio in quel paese, in quella città, in quel luogo in quell’ora, di quel giorno di quel mese di quell’anno!!!
E poi occorre abituarsi a considerare gli aspetti karmici di una relazione con una persona; da indagini fatte con la tecnica della regressione a vite precedenti su individui di diverso livello evolutivo, risulta sempre che c’è stato già un incontro in una precedente esistenza con quella precisa persona e che in questa attuale è data ad ambedue le persone coinvolte la possibilità di recuperare il rapporto, cioè di renderlo armonico, soddisfacente e costruttivo. In questa ottica il discorso si allarga; si possono avere delle risposte esaurienti e reali a precise domande sul perché non c’è armonia in una relazione: - Perché mi tratta male e mi fa soffrire per la sua durezza e insensibilità, rigore e cattiveria, per i suoi mordaci giudizi in ogni situazione?
Ma non ti viene di pensare che tu abbia avuto verso di lui/lei lo stesso comportamento? Che tu lo abbia fatto soffrire? La legge del karma è legge di causa ed effetto non del taglione, giustizia cieca e brutale, ma è quella forza divina che ci aiuta a recuperare con amore ciò che ci manca per arrivare alla perfezione.
Non sono parole consolatorie e formali, nascondono il segreto della vita in continua crescita attraverso le prove e le sfide che, una volta capite, permettono di salire in alto, di perfezionarsi e raggiungere equilibrio serenità e armonia.
Chi segue la via dell’amore, inizia il suo cammino anche da un rapporto sgangherato ma prendendone coscienza avanza, avanza… all’infinito.
Io ho imparato attraverso l’esperienza sofferta che ogni incontro nella mia vita, anche il più apparentemente banale e casuale, ha avuto e ha un significato importante: risvegliarmi alla coscienza che qualsiasi altra persona è come me, ha gli stessi problemi, aspirazioni desideri e mille limiti e ostacoli come me.
Talvolta ancora mi arrabbio, mi sfogo a male parole, metto in dubbio le verità più profonde ed evidenti con il piacere di trasgredire, ma alla fine il mio diavoletto tentatore (il doppio) mi guarda, mi sorride, getta la sua maschera e mi dice: - Lo so che più ti suscito ribellione, trasgressione e aggressività specie verso chi ti è più vicino, più alla fine prevalgono nel tuo cuore e nella tua mente l’accettazione il perdono e l’amore.
Per avere la prova che l’atteggiamento più costruttivo ed efficace per sentirsi almeno ogni tanto sereni contenti e soddisfatti, sia l’accettazione e la comprensione di ogni situazione e rapporto, basta guardarsi intorno fra le persone amiche o conoscenti o colleghi o vicini di casa o altre che non si sforzano almeno una volta di essere ben disposte verso le esigenze anche strane dell’altro, per constatare che sono sempre arrabbiate e insoddisfatte, nervose e negative, scontente e aggressive o apatiche e prive di interessi e direi di quel calore e entusiasmo che insomma fanno vedere ogni tanto qualche motivo positivo per vivere la vita.
Qualche volta occorrerebbe mettersi alla prova per capire onestamente se merita considerazione lo sforzo di accettare l’altro così com’è e riconoscere obiettivamente i nostri aspetti negativi che vanno modificati cioè la nostra corresponsabilità nella situazione in cui ci troviamo.
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