martedì, agosto 22, 2006

INTRODUZIONE - "A Lezione da Stewo"

A LEZIONE DA STEWO


Le risposte di un maestro trapassato
ai quesiti fondamentali dell’uomo moderno
sulla vita e sulla morte


INTRODUZIONE

L’aldilà ha sempre rappresentato per i vivi di ogni cultura in tutti i tempi un problema denso di misteri che suscitano molte e complesse domande:
  • l’anima sopravvive alla morte fisica?
  • Cosa c’è nell’aldilà?
  • Cosa sperimenta il trapassato e in quale condizione si trova?
  • Ha ancora coscienza dei legami e dei rapporti stabiliti in vita?
  • Questi continueranno?
  • Ha la visione di ciò che lo aspetterà nella successiva incarnazione, come prove e scelte, esperienze, gioie e sofferenze?

Ed altre domande ancora più assillanti tali da creare angoscia, disperazione e impotenza riguardano la condizione di chi rimane.


Alla prima domanda sono state date risposte esaurienti da medici e scienziati (parapsicologi) ormai da molti decenni: ricordo la trasmissione radiofonica di Roma 3131 del 22 aprile 1983 in cui i proff. Servadio e De Simone, parapsicologi e la scrittrice Paola Giovetti, in collegamento diretto con i proff. medici Ferri e Maraviglia dell’ospedale Fatebenefratelli di S. Pietro alla Cassia di Roma, hanno dimostrato con un validissimo metodo di ricerca scientifica, praticamente la sopravvivenza dell’anima dopo la morte fisica; ed è proprio di questi ultimi giorni la notizia sullo stesso tema, data il 23.10.2000 dal TG1, che due medici inglesi sono giunti alle stesse conclusioni dei ricercatori italiani, suscitando grandi reazioni anche nel mondo scientifico.

Sulla sopravvivenza dell’anima dopo la morte fisica, quindi, non dovrebbero sussistere dubbi, se non in quelle persone che credono in niente, gli scettici per paura, o in quelle abituate ad una strana mentalità scientifica, che negano ogni realtà soprasensibile venendo meno ad un principio primario della scienza: conoscere a fondo e non solo superficialmente un fenomeno prima di giudicarlo; è quindi scorretto e antiscientifico negare l’esistenza di altri campi di ricerca e di indagine, per esempio, la realtà extrasensoriale, perché non si hanno gli strumenti adatti di natura psicospirituale e le motivazioni giuste per indagarla e conoscerla.
Ritengo personalmente per la mia lunga esperienza a contatto con persone educate al metodo scientifico che quest’atteggiamento nasconde diverse cause: pigrizia mentale, incapacità di avvicinarsi con interesse e obiettività ad un nuovo campo di indagine, malafede o protagonismo.
Però obiettivamente ai vivi interessano di più le risposte a quelle domande vicine all’esperienza e alla condizione umana; in fin dei conti ci preme sapere se quella persona a noi legata in vita, lo è ancora nell’aldilà, come si trova, quali esperienze vive e soprattutto se continua a starci vicino e a comunicare in qualche modo con noi.

Questo è il nocciolo della questione: avere sicurezze e conferme sulla continuità dei legami, dei rapporti affettivi tra vivi e trapassati, sulla loro condizione, se esiste la cosiddetta giustizia divina.
Questo tipo di comunicazione è il modo più adatto ai nostri tempi, in cui si cercano spiegazioni a tutto con ogni mezzo, per abbattere il muro che separa la vita dalla morte.
Sulla morte si è scritto un numero infinito di pagine, testi sacri millenari di tutte le civiltà, libri di studiosi e ricercatori di verità, di filosofi orientali, di mistici e occultisti ecc…, per far capire che il trapasso è una illusione, perché la vita, come in ogni processo vitale, comprende anche la morte.
Chi ha fede e certezze interiori, non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni, dato che questa verità la avverte, la sente e quasi la vede con gli occhi dell’anima, ma chi non ha certezze, ha bisogno di qualcosa di più tangibile e concreto: ecco spiegato l’uso e l’abuso di pratiche spiritiche per comunicare con i trapassati e conoscere le realtà extrasensoriali in cui vivono i morti e le entità più vicine agli uomini; esse sono un mezzo diretto per stabilire questo tipo di rapporti con le entità disincarnate.

Ora in qualità di coordinatore del gruppo di ascolto e di lavoro, che si è formato in seguito ad un fatto accadutomi, mi sento in dovere di spiegare come si è giunti ad un rapporto così attivo con Stewo, il maestro trapassato che ci invia comunicazioni così dense di insegnamenti e contenuti.

Sono numerologo e ricercatore appassionato della realtà fisico-spirituale. Un giorno stavo svolgendo il tema numerologico ad una giovane donna di cui conoscevo, per sentito dire, certe facoltà di sensitiva, quando improvvisamente Laura (questo è il suo nome) mi bloccò nella spiegazione dicendomi di avvertire una presenza insistente di una entità disincarnata che voleva comunicare con me.
Io non sono abituato a questo tipo di esperienze per principio, perché ritengo, e con me anche Stewo, che la conoscenza per l’autorealizzazione si debba conquistare coscientemente con la consapevolezza, lo studio e soprattutto con l’esperienza quotidiana che la realizza e la convalida.
Ma sono rimasto colpito soprattutto quando disse di essere Stewo. Era accompagnato da due amici allievi trapassati, dal padre e dal fratello morto poco prima di lui che dalla descrizione fatta da Laura riconobbi subito.
Ripeto, io e i miei compagni di lavoro e di studio non abbiamo mai usato queste pratiche e siamo diffidenti per tutto ciò che non si spieghi con un livello attendibile di razionalità.
Dovetti però convincermi della effettiva presenza di Stewo, che da vivo mi insegnò tra l’altro la numerologia, quando, per metterlo alla prova gli chiesi di aiutarmi a superare alcune difficoltà che da giorni incontravo nella stesura di un mio libro di numerologia. Con la immediatezza e la chiarezza che lo distinguevano in vita, mi suggerì attraverso Laura, di fare degli spostamenti di paragrafi nella II parte del libro, dimostrando conoscenza e competenza sull’argomento e risolvendomi ogni problema; ne fui fortemente colpito e mi emozionai.
Da quel momento cercai di stabilire con Laura un’amicizia finalizzata a dare a Stewo la possibilità di comunicare inviandoci messaggi di notevole importanza conoscitiva che costituiscono la materia di questo libro.

A questo punto devo presentare al lettore Laura Bianchi, giovane sensitiva molto seria, potente che non aveva mai sperimentato prima di allora queste sue qualità; fu entusiasta subito di questa esperienza che promise di rinnovare presto alla presenza di un gruppo scelto di persone che formano il gruppo di lavoro.
La sua caratteristica principale, molto rara, è quella di tradurre simultaneamente il pensiero di Stewo senza cadere in trance, senza l’aiuto di uno spirito guida, senza modificare minimamente voce o atteggiamenti, ma semplicemente dialogando con lui, come in una piacevole conversazione tra amici.
Parlare con Laura in questi incontri, è come parlare direttamente con Stewo.
E’ chiaro che tutti ci siamo domandati le ragioni di questo incontro e della disponibilità della sensitiva a darci queste comunicazioni dai contenuti molto densi e talvolta scioccanti su argomenti di vitale importanza.
Stewo prima di trapassare doveva incontrare Laura tramite una conoscenza comune, ma per una serie di motivi, fra cui la di lui morte, l’incontro non avvenne mai.
Un certo giorno, dopo il trapasso, Stewo si è presentato direttamente a lei che non lo conosceva di persona, spiegando con chiarezza le ragioni della sua scelta e lo scopo di questi incontri, pienamente condivisi da lei che si è resa subito disponibile a questo tipo di esperienza.
Da quel giorno è iniziato il primo ciclo di insegnamenti che mirano a far capire e a sciogliere il mistero meraviglioso della vita e della morte, strettamente interdipendenti.

Basterebbe studiare e approfondire il contenuto dei messaggi di Stewo per avere le certezze che inseguiamo da vite e per sentirci sereni e in pace con noi stessi.

CONTATTI CON AUTORE:
MARIO RAMPONI
mario.ramponi1@tin.it


COLLABORAZIONE tecnica:
Maria Augusta Pannunzi
www.panflauto.it

Nessun commento: